Per loro, per noi
Il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del ricordo della strage dei lavoratori minatori di Marcinelle e della 23 Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, 8 agosto 2024, nel messaggio inviato ha detto: ……il primo articolo della Costituzione stabilisce un vincolo inscindibile tra democrazia e lavoro. Il pieno rispetto della dignità dei lavoratori è un principio fondamentale: un obbiettivo che, tuttavia, non è pienamente raggiunto. Se non piace significa che non piace la Costituzione”. Una denuncia dei ritardi della politica specialmente per i più fragili, un appello per darsi una sveglia. Raccogliere i tanti interventi del Presidente si può fare un programma di Governo.
Sono a Monfalcone per ricordare una storia che parla di mancanza del rispetto della legge, dei diritti, della dignità, della salute, che interessa, Loro, i lavoratori delle ditte di appalto. Di conseguenza, interessa il livello di civiltà della città, Noi. Parlo della mancanza di spogliatoi in un’azienda importante, un tema non di moda, si cerca di evitarlo per comodità, ma non si può. La non soluzione crea disagio anche in città, indica nel lavoratore un falso nemico, come fatto a posta.
Sono previsti per legge 81/08, testo unico sulla salute e sicurezza dei lavoratori. Della loro necessità, si parla agli inizi del 2000, infatti, diventano uno degli obbiettivi nell’ambito della ristrutturazione dell’ex albergo operai. Inaugurato nel 2017, di questo, non c’è più traccia. Si arriva al primo Covit, all’Ordinanza comunale n.26 del 18 aprile 2020 che sulla base di tutta una serie di normative di prevenzione, “a tutela della salute pubblica” veniva fatto divieto di ingresso negli uffici pubblici, esercizi commerciali, ecc. indossando gli indumenti di lavoro. Quindi, queste migliaia di lavoratori, due volte discriminati sul posto di lavoro, senza spogliatoi, poi in città. Due volte a rischio salute: a livello individuale ancora sul lavoro, poi, a casa coinvolgendo la propria famiglia. Di fatto, cosi, non veniva garantita nemmeno la salute pubblica. Una brutta pagina. Sempre ad aprile 2020, veniva definito il numero dei lavoratori dell’indotto, che avevano necessità degli spogliatoi, 3mila su 7 mila. Veniva firmato, firme importanti, un accordo per la costruzione di 2700 nuovi posti. In pompa magna veniva presentato un cronoprogramma che prevedeva la consegna, di questa importante struttura, ai primi di settembre 2021. Tutto bene? No!!! Nonostante le necessità per migliaia di lavoratori, la loro salute, i loro diritti, la dignità, la legge del 2008 non rispettata, le decine di sollecitazioni, è calato il silenzio, come risposta politica. Un disegno che ha alimentato solo sfiducia, che i lavoratori stanno ancora pagando. Ancora, le firme importanti che certificavano l’accordo, il loro valore per quello che rappresentavano, non sono state rispettate. Tre domande semplici: quanto valgono le firme? perché il silenzio delle parti? perché nessuno si è preso la responsabilità di chiedere scusa ai lavoratori e ai cittadini, rimane sempre una questione sociale di salute pubblica. Come è possibile che succeda questo, c’è dà essere preoccupati per la mancanza di cultura della tutela delle persone e della prevenzione per la salute sui posti di lavoro. In occasione del Primo maggio 2024, i Segretari Nazionali del Sindacato hanno posto con forza il tema, raccogliendo la richiesta fatta durante un incontro con una delegazione di questi lavoratori. Si arriva all’agosto 2024, dove, veniamo a conoscenza della costruzione di 400 posti stipetti. Nonostante, il grave ritardo e il numero limitato rispetto alle esigenze definite (2700), ritengo vada dato un giudizio positivo. La strada delle conquiste è sempre in salita, ora avanti verso quota 2700. Un chiarimento: anche se la fabbrica lavora su tre turni, gli stipetti (uno per i vestiti puliti e uno per quelli sporchi) non possono essere utilizzati a rotazione, per coprire la mancanza (stampa locale 21/8/2024). Tutto ha un limite. La città di Monfalcone, quella delle navi, diventi quella degli artisti che le costruiscono, che producono il capitale per il Paese Italia. Dal Loro ruolo si misura la città.
A completamento: sul lavoro, la manipolazione e l’esposizione ai materiali è un campo sempre più ampio di possibili pericoli per la salute dei lavoratori, malattie professionali. Propongo che per l’esposizione ai materiali composti, anche, da sostanze cancerogene riconosciute come possibili pericolose, gli indumenti di lavoro se non usa e getta, vengano lavati sul luogo di lavoro.
La chiamata alla di responsabilità, da parte del Presidente Matterella, trovi nella Politica locale una protagonista attiva per completare il progetto, per il rispetto di Loro, di Noi, condizione per uscire dal grigiore dell’irrilevanza.
Luigino Francovig