Premio letterario “Resistenze”: Paolo Medeossi, Claudio Bearzi, Luca Ruffino e Laura Nadalutti sono i vincitori della prima edizione
La prima edizione del premio letterario “Resistenze” ha i suoi vincitori. I racconti “Giuseppina senzapaura” di Paolo Medeossi e “A la pitoche” di Claudio Bearzi si sono aggiudicati il primo premio, in ex aequo. Il secondo posto è andato a “E venne l’alba” di Luca Ruffino, e il terzo ad “Anute Pinissie” di Laura Nadalutti. L’iniziativa, indetta da ANPI e CNA Pensionati di Tavagnacco, si è conclusa con la cerimonia di premiazione, che si è svolta recentemente nell’area festeggiamenti della cittadina friulana.
IL PREMIO “RESISTENZE”
Nel fluire della grande Storia si riversano le vicende individuali, come fossero piccoli ruscelli che danno forza e senso alla corrente in cui si immettono con la ricchezza delle loro gocciole. C’è, infatti, una storia piccola, ma importante, più “umana”, che non è mai tramandata o, se lo è, non oltrepassa mai i confini della sfera familiare e privata. Ci sono racconti di vite e di persone sconosciute alle pagine dei libri scolastici e a quelle delle dissertazioni che, invece, meritano rispetto, memoria e notorietà.
Proprio con l’intento di dare voce a episodi reali, vissuti in prima persona oppure tratti da esperienze di familiari o amici a partire dal secondo conflittto mondiale a oggi, è nato il premio letterario “Resistenze”, che è stato intitolato al suo ideatore: il compianto presidente dell’ANPI e componente del direttivo CNA Pensionati di Tavagnacco Gianfranco “Pippo” Balzano, che è scomparso da pochi mesi. Durante la cerimonia di premiazione, la sua figura è stata ricordata con commozione, da Giovanni Di Maria del CNA Pensionati Tavagnacco, Gianfranco Buttazzoni dell’ANPI di Tavagnacco, da Martina Delpiccolo, membro di giuria insieme a Flavio Fabbroni e a Rosanna Boratto, e dal nipote Michele Comuzzi. Ha portato un saluto ai presenti anche l’assessore comunale Ornella Comuzzo.
LA PRIMA EDIZIONE
Rivolto agli appassionati di scrittura sia esperti e sia principianti, il concorso è riuscito a suscitare interesse anche fuori dal Friuli Venezia Giulia. Viva soddisfazione per l’esito della prima edizione, dunque, è stata espressa dal presidente dell’ANPI provinciale udinese Dino Spanghero, che ha sottolineato come su un totale di 27 scritti pervenuti, accanto ai racconti giunti dalle province di Udine e di Pordenone, siano arrivati elaborati anche dal Lazio, dalla Toscana e dal Piemonte. A percorrere come un filo rosso i testi è la narrazione di atti di intensa fermezza, corroborata da una profonda umanità e da solide convinzioni che le difficoltà e le asprezze della vita non riescono a piegare e tanto meno a spezzare. I personaggi descritti non rinunciano alla propria dignità e ai propri principi, anche se provati dalle avversità.
I RACCONTI VINCITORI
Nel racconto “Giuseppina senzapaura”, il giornalista Paolo Medeossi tratteggia con emozione la delicatezza di una figura femminile in dialogo con l’eternità del cimitero di Udine in cui è nata e ha vissuto (è la figlia del custode) e al contempo la forza e la coerenza di una vita tesa a tramandare un silenzioso esempio di resistenza e libertà che culmina nella testimonianza del gesto di ribellione e amore per dare degna sepoltura ai 23 partigiani fucilati contro il portone del camposanto. In “A la pitoche”, Claudio Bearzi ricostruisce con partecipazione momenti e volti delle donne carniche, che ebbero il coraggio di spingersi oltre l’accerchiamento tedesco, durante la guerra, per fronteggiare la carenza di cibo.
Con “E venne l’alba”, Luca Ruffino narra, attraverso immagini intense, il mondo interiore, gli slanci, i sogni, la sensibilità di un confinato politico friulano, che sopravvive e resiste al pesante clima della detenzione e che ripercorre l’esperienza personale e collettiva della dittatura mostrandone la retorica, gli inganni, gli sconvolgimenti della vita democratica. Laura Nadalutti, in “Anute Pinissie”, delinea il ritratto di una donna capace di riunire in sé la spinta e la capacità di sopravvivenza, la concretezza nei gesti e la necessaria astuzia nell’affrontare vicende e pericoli quotidiani in tempo di guerra: una partigiana a pieno titolo che non esita a nascondere sotto il grembiule le bombe a mano sotratte alle SS.