Presto tutti “arancioni” per un mese? La mossa per arginare il proliferare delle “varianti” sarebbe allo studio del governo, Salvini compreso.

La prima mossa del “nuovo” corso sanitario del governo Draghi potrebbe essere quella di  prolungare fino al 5 marzo il blocco degli spostamenti tra Regioni, anche in zona gialla, in modo da allineare il divieto alla scadenza del dpcm attualmente in vigore. Quest è quanto gira con sempre maggior insistenza negli ambienti governativi. A questa prima mossa data praticamente per certa potrebbe seguirne una seconda che prevederebbe  un’eventuale zona arancione nazionale, da introdurre per almeno un mese con il prossimo decreto.  Motivo di questo quasi lock down la necessità di bloccare  le varianti, che rischiano di far esplodere nuovamente il contagio. Decisioni che non saranno prese a cuor leggero del resto dal quel febbraio 2020 quando esplose la pandemia in Italia  ad oggi “è stato un anno maledetto, difficilissimo e senza precedenti che ha sconvolto tutti noi”. A dirlo il Ministro della Salute, Roberto Speranza, durante la Cerimonia a Roma nella sede della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, in occasione della prima Giornata nazionale del Personale sanitario. La giornata si celebra oggi a un anno dalla notizia del primo paziente Covid in Italia individuato a Codogno. “A nome del governo voglio dire grazie a chi ha fatto fino in fondo la propria parte, a chi ha combattuto tra mille difficoltà, a chi non ha fatto mancare mai il massimo impegno per fronteggiare questo virus, in una sfida che oggi ci vede più forti di prima”, ha detto Speranza. “Dentro questo anno terribile abbiamo incrociato la forza nel nostro Sistema sanitario nazionale – ha aggiunto – L’idea che di fronte al diritto alla salute non conta quanti soldi hai o il colore della pelle, ma conta il diritto a essere curato. E’ una grande bandiera della nostra civiltà”. “A un anno di distanza dall’inizio della pandemia quando sono ritornato, qualche giorno fa, nella sede della protezione civile, ho visto che la situazione è molto cambiata: abbiamo vaccini e cure ma la battaglia non è finita, non dobbiamo pensare di aver vinto”, ha spiegato  il ministro della Salute. “Oggi possiamo guardare con fiducia al futuro – ha aggiunto Speranza – per cui il messaggio finale che voglio dare è che il Paese deve unirsi, seguendo il monito del Presidente della Repubblica che anche stamattina ci ha rivolto. Il servizio sanitario nazionale è l’affermazione del diritto alla salute, è la prima mattonella per costruire il futuro del Paese”. “Il vaccino deve essere un diritto di tutti e non un privilegio di pochi, dobbiamo batterci perché sia gratuito”,  ha aggiunto  Speranza.

Del resto le notizie che arrivano sul piano dei contagi sono ben poco rassicuranti, l’Rt con zero è nazionalmente  proprio al limite, a quota 0,99: la situazione è ancora sotto il livello di controllo ma basterà poco per scivolare nel baratro dei contagi esponenziali.  Infatti dice il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro  “il quadro nell’arco dell’ultima settimana è leggermente mutato, con qualche rialzo. Non si tratta di allarmismo, dobbiamo essere consapevoli della fase storica, sappiamo che le varianti ci sono e ci saranno sempre e dobbiamo capire quanto possono avere un impatto. Lo sforzo che sta facendo il sistema nazionale nel sequenziamento è molto importante e dobbiamo confrontarci anche con gli altri paesi: direi che è un tensione positiva nel fare in modo che il paese possa continuare a controllare le curve” . Sono quindi  proprio le varianti a preoccupare di più esperti e virologi: “Il quadro epidemiologico in questo momento è in fase di transizione – ha spiegato ieri il direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Giovanni Rezza – Quello che preoccupa è che in alcune sub-aree delle regioni vediamo degli aumenti di incidenza. Questo in parte è dovuto probabilmente alla presenza di nuove varabili che hanno un maggiore trasmissibilità. Quella inglese è presente ormai un po’ in tutto il territorio, quelle brasiliana e sudafricana in alcune zone. Vanno fatte delle zone rosse anche all’interno di regioni gialle, serve e si deve intervenire aggressivamente”.