Raccolta firme per le liste. La legge elettorale regionale Fvg è incostituzionale? Annunciati ricorsi
La legge elettorale regionale è incostituzionale, perché rende estremamente difficile l’esercizio del diritto di elettorato passivo per i partiti o le liste che non siano già presenti nel consiglio regionale e che quindi sono esentati dall’obbligo di raccolta firme. Questa la posizione espressa dal Comitato Democrazia Costituzionale Trieste assieme al Partico Comunista Italiano e a Unione Popolare. In sostanza, dicono i ricorrenti, si rende praticamente impossibile la presentazione di liste che non siano già presenti in consiglio regionale, attraverso norme che appaiono illogiche e irragionevoli è infatti del tutto sproporzionato il numero di firme necessario, sotto diversi profili. Si chiede infatti di raccogliere minimo 4.750 firme per una regione di circa 1.200.000 abitanti, mentre, ad esempio, in Lombardia sono sufficienti 7.000 firme per una regione di circa 9 milioni di abitanti. In proporzione, in Friuli Venezia Giulia dovrebbero bastare 7-800 firme. Per partecipare alle elezioni politiche, in Friuli Venezia Giulia basta raccogliere 1.500 firme (ridotte a 750 per le ultime politiche). Non si comprende perché ne servano quasi 5.000 per poter partecipare alle elezioni regionali. Ulteriore sintomo della irragionevolezza del numero di firme necessario in base alla legge regionale consiste anche nel fatto che, in base ai risultati delle ultime elezioni regionali, per ottenere un seggio in consiglio regionale la quota minima di voti necessari si aggira sui 20.000 voti. Il che significa che per entrare in consiglio regionale servono almeno 20.000 voti (e questo è del tutto normale) ma almeno 1/4 di questi elettori dovrebbe anche sottoscrivere le liste! Cioè, le liste che devono raccogliere le firme dovrebbero presumibilmente intercettare personalmente circa 1/4 del proprio potenziale elettorato! A tutto ciò si aggiunge anche la beffa costituita dal fatto che la norma che permette da ormai anni nel resto d’Italia agli avvocati di autenticare le firme: in Friuli Venezia Giulia entrerà in vigore solo subito dopo la scadenza del termine per il deposito delle liste. Sembra veramente fatto apposta. L’irragionevolezza dei requisiti per partecipare ad una elezione, con particolare riferimento agli ostacoli posti alla partecipazione di nuove liste, che non siano già presenti nel l’istituzione interessata (tra i quali ostacoli va considerato anche il quorum del 4%, più alto di quello previsto per entrare in Parlamento), è già stata sanzionata da diverse pronunce della Corte Costituzionale ed anche della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. La legge elettorale regionale, aggiungono i ricorrenti, è illegittima anche sotto un altro profilo, anch’esso già sanzionato dalla Corte Costituzionale nel caso del c.d. “Porcellum”. Non è previsto, infatti, alcun ballottaggio e chi vince, magari anche per pochi voti, equivalenti anche solo al 25-30% dei voti validi, ottiene comunque il 55% dei seggi (ovviamente a danno di tutte le altre liste, che magari insieme superano il 60-70% dei voti!). Come già detto, questo premio di maggioranza che scatta in assenza di alcuna soglia minima (come prevedeva, appunto, il c.d. Porcellum, ovvero la legge elettorale scritta nel 2005 da Calderoli) è già stato dichiarato incostituzionale dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale. Per questi motivi, le forze politiche che hanno sottoscritto il recente appello per una drastica riduzione delle firme necessarie per partecipare alla competizione elettorale regionale, hanno contattato l’avv. Besostri, a suo tempo autore del ricorso che portò alla citata pronuncia di incostituzionalità ed esperto della materia elettorale, al fine di valutare l’eventuale presentazione di un ricorso a tutela del diritto costituzionale di uguaglianza del voto e di elettorato passivo anche in Friuli Venezia Giulia.