Rete oncologica regionale Asugi area Isontina la più penalizzata
Ci scrive il Prof. Alessandro Balani che interviene sul piano oncologico regionale, forte della sua esperienza pluriennale in qualità di Direttore del Dipartimento Chirurgico dell’Area Isontina di ASUGI.
Una buona organizzazione della rete oncologica regionale è un presupposto imprescindibile per garantire ai cittadini il miglior accesso alle cure per patologie così gravi come quelle tumorali. La tendenza attuale, basata su dati scientifici ormai consolidati, è quella di concentrare l’attività chirurgica in un numero limitato di centri dove ci siano dei volumi di attività appropriati e sia presente una tecnologia evoluta e ci siano tutti gli standard per poter lavorare in sicurezza. I criteri principali adottati, come diligentemente riportato nel recente documento regionale devono essere il rispetto delle evidenze scientifiche, i volumi di attività, la presenza di funzioni specialistiche a supporto della chirurgia oncologica e i tempi medi di accesso alle cure. Sui volumi minimi le indicazioni delle Società Scientifiche e del Piano Nazionale Esiti sono molto chiare e convergenti. Su questo non è lecito aprire nessuna discussione. Le premesse sono quindi assolutamente condivisibili, le proposte però non sembrano per nulla in linea con questi sopra elencati principi. I criteri per considerare un Ospedale appropriato variano di caso in caso senza una logica apparente. Di seguito si elencano le gravi incongruenze che pongono dei seri dubbi sulla validità e sull’equità del documento: 1. A Udine i volumi di due differenti Unità Operative e quindi con due equipe separate vengono sommati contro la logica del Programma Nazionale Esiti dove quello che conta è l’esperienza dell’equipe chirurgica. Nell’Isontino discorso rovesciato. E’ presente un’unica Unità Operativa con un’unica equipe che opera su due poli (Gorizia e Monfalcone), ma qui i numeri vengono sdoppiati. A Tolmezzo e San Daniele addirittura due equipe con due Primari e i numeri vengo sommati. Ergo. Udine è virtuosa, Tolmezzo graziata, l’Isontino paga per tutti. Due pesi e due misure! 2. Nel piano regionale si omettono di valutare le performance dei singoli ospedali, ma ci si attiene solo ai numeri. I tempi d’attesa, ad esempio, per le patologie oncologiche nell’Isontino e nella Bassa Friulana sono rispettati, cosa che non avviene sistematicamente nei centri Hub di Udine e Trieste. Ergo. Un paziente affetto da patologia tumorale sarebbe costretto ad emigrare da un Ospedale che funziona ad un altro dove l’assetto organizzativo è talmente complesso, tale da determinare il ritardo dell’intervento anche di settimane. 3. Per i tumori dello stomaco e del fegato Trieste non raggiunge i valori soglia però manterrebbe entrambe queste patologie a scapito ad esempio di Latisana e l’Isontino che non sono lontane (per lo stomaco) ai numeri di Trieste. 4. Per il retto Udine non raggiunge il numero minimo, ma viene graziata a danno di altri ospedali che invece hanno numeri simili a quelli di Udine 5. Il caso più clamoroso è quello dei tumori della vescica dove in ASUGI Gorizia primeggia con 22 casi contro i 18 di Trieste (sotto la soglia) con una proiezione per i Giuliani di soli due casi nel 2024. E qui le regole si ribaltano. Le vesciche mantenute a Trieste e scippate a Gorizia. 6. Se conta la tecnologia perché lasciare gli interventi allla Prostata a Tolmezzo se non c’è il robot? Ormai anche i muri sanno che il robot, in quella tipologia di interventi, garantisce migliori risultati”. 7. Un’altra incongruità è rappresentata nell’Area Isontina della concentrazione dei casi di tumori colici a Monfalcone impedendo così all’equipe e di conseguenza ai pazienti di poter usufruire dei vantaggi del Robot che si trova a Gorizia. Ma se l’equipe è sempre la stessa, cosa cambia eseguire l’intervento a Gorizia o a Monfalcone? Ecco elencate alcune delle incongruità che rendono il documento INACCETTABILE! A volte contano i volumi, in altre la tecnologia, in altre ancora ipotetici criteri di sicurezza per nulla chiari e nemmeno esplicitati. C’è poi un altro problema. Nella stesura del documento non si tiene per nulla conto della Professionalità e a parlare sono solo i numeri (quando comodano). Ad esempio Pordenone ha un’antica tradizione sugli interventi per i tumori polmonari, i Professionisti ci sono e vantano risultati lusinghieri. Se disgraziatamente per uno o due anni non viene raggiunto il valore soglia diventano scarsi con il risultato che la città viene privata di un’eccellenza riconosciuta. E lo stesso dicasi dei tumori del retto. Privare l’Isontino e la Bassa Friulana di questa patologia scindendola dai tumori colici pur in presenza di operatori seri e qualificati è veramente riduttivo. Sembrerebbe che un Chirurgo è bravo sopra i 15 centimetri dall’ano e diventa brocco dai 14 in giù C’è poi un fatto molto grave. Al contrario di quanto si legge sui giornali, non c’è stato un reale coinvolgimento dei tecnici. I Direttori dei Dipartimenti Chirurgici, infatti, sono stati convocati una sola volta, il 21 novembre scorso, quando ancora di scritto non c’era nulla e poi mai più interpellati. Hanno appreso del documento a giochi fatti senza che a loro fosse consentito esprimere alcun parere in merito. In nessuna regione italiana, infine, dove sono state introdotte azioni propedeutiche quali i PDTA, la scure si è abbattuta così pesantemente sui piccoli ospedali. Riteniamo pertanto che il documento vada rivisto, ridiscusso e condiviso con chi ogni giorno calca le Sale Operatorie e non con chi invece passa la maggior parte del suo tempo dietro una scrivania.
F.to Prof. Alessandro Balani