Salute Fvg: Da Riccardi nuovi 40 mln di promesse in più per il personale sanitario regionale

Di annunci roboanti è lastricata la via della sanità del Fvg. Lo sanno bene gli operatori del settore e soprattutto gli ammalati che si devono barcamenare nei tortuosi sentieri di gestione autocratica delle proprie malattie. Comunque vale la pena riportare quanto affermato dall’assessore alla sanità Riccardo Riccardi che cerca, dopo aver provocato i disastri, soluzioni a suon di promesse di danari a pioggia. Fossimo nei sindacati ci guarderemo bene da prendere per oro colato le promesse dell’assessore, mantenendo alta la vigilanza sulla effettiva operatività di quanto fatto luccicare. Questo quanto detto a Palmanova dall’insostituibile assessore, insostituibile, come si evince dalla patetica e farsesca vicenda della “crisi” , perchè nessuno degli alleati vuole, a questo punto prendersi in mano il disastroso settore.
“Abbiamo illustrato alle organizzazioni sindacali, annuncia Riccardi, il piano di valorizzazione del personale del Servizio sanitario regionale (Ssr) che prevede misure straordinarie, per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro che potrà essere riconosciuto nell’anno 2025: i fondi andranno a premiare merito, impegno e progettualità di chi lavora per la salute pubblica, nel contesto di un tavolo regionale uguale per tutti e con l’attribuzione alle risorse nella contrattazione integrativa aziendale degli strumenti di welfare”.
“In questo complesso momento storico – ha detto Riccardi – vogliamo premiare il lavoro degli operatori sanitari, contrastare il fenomeno delle dimissioni e rendere più attrattivo il sistema della sanità pubblica regionale, con particolare attenzione alle aree di emergenza-urgenza. In tale ambito, le indennità potranno, in alcuni casi, raddoppiare quelle previste a livello nazionale”. Peccato che si chiuda la stalla a buoi scappati. “Il piano aggiunge Riccardi, prevede 13,1 milioni di euro destinati specificamente al personale operativo nel settore dell’emergenza urgenza (Pronto soccorso, 118 e Sores), comprensivi delle indennità arretrate del triennio precedente. A livello generale, le misure comprendono anche 18,8 milioni di euro per il comparto e 7,2 milioni per la dirigenza medica, includendo incentivi per pronta disponibilità, turni notturni, festività, produttività e progetti di welfare aziendale”. Particolare attenzione è stata riservata alla figura dell’infermiere, riconosciuta come centrale nella tenuta e nello sviluppo del sistema sanitario: “Le risorse permetteranno di rafforzare la valorizzazione del ruolo infermieristico, intervenendo sul fronte delle indennità legate ai carichi di lavoro, all’assistenza continuativa e alla turnazione. Le misure previste intendono favorire pure una maggiore permanenza in servizio e la motivazione del personale, in un contesto in cui la carenza di infermieri è ormai una criticità strutturale su scala nazionale”. Insomma promesse per tutti con una chiosa finale che temiamo possa essere degna degna di Pinocchio:
“Con questo piano, la Regione Friuli Venezia Giulia conferma la volontà di utilizzare in modo pieno ed efficace le leve dell’autonomia per rafforzare il sistema sanitario pubblico e riconoscere il valore del lavoro dei quasi 21mila professionisti che ogni giorno operano al servizio della salute dei cittadini”.
A sospettare si tratti ancora una volta di politica di annunci non solo noi ma anche la Corte dei Conti dalla quale arrivano severe critiche sulla gestione del servizio sanitario regionale. In particolare ci segnala Walter Zalukar dell’Associazione Costituzione 32, è assai duro il giudizio che arriva dalla Corte dei Conti sulle capacità programmatorie e gestionali della Regione FVG in materia di sanità. Infatti la Sezione di controllo della Corte nella deliberazione del 22 maggio scorso ha espresso “preoccupazione per la difficoltà dimostrata dalle strutture regionali nel reperire e raccogliere i dati richiesti dalla Sezione, pur trattandosi di elementi (da ultimo e nello specifico riguardanti la richiesta di cui all’ordinanza 25 del 2025 relativa al trattamento economico dei medici dipendenti e in convenzione) che dovrebbero già essere nella costante disponibilità della Regione in quanto costituiscono il presupposto dell’attività di gestione e programmazione.” I magistrati hanno anche rilevato discrepanze nelle tabelle relative al trattamento economico della medicina convenzionata e dei medici dipendenti. Per la Corte dei Conti serve “un tempestivo rafforzamento delle strutture e dei procedimenti finalizzati alla costante implementazione dei dati necessari ad un efficace governo e, soprattutto, ad una razionale programmazione del sistema sanitario regionale che rappresenta non solo la risposta ad un diritto fondamentale dei cittadini, ma anche la componente più significativa del bilancio della Regione.” Ma allora, afferma Zalukar,  “su quali dati, su quali analisi poggia la riforma complessiva della sanità regionale annunciata dall’assessore Riccardi? E su quali dati è stato elaborato il Piano oncologico? Sono quindi da riconsiderare le contestazioni al Piano avanzate dai medici che lavorano nel settore oncologico, visto che alla luce delle censure mosse dalla Corte dei Conti l’allarme dei medici potrebbe essere fondato e non già una difesa di interessi particolari, come ama ripetere l’assessore. Certo è che va fatta assoluta chiarezza, servono dati certi e inequivocabili prima di intervenire in una materia così delicata come la cura dei tumori. Ma, aggiunge il presidente dell’Associazione Costituzione 32,  è messa in discussione anche tutta la politica del personale visto che i conti non tornano proprio sui dati relativi al trattamento economico dei medici. Come si fa a parlare di incentivi per trattenere e attirare sanitari nella nostra regione se ci sono dubbi persino su quanto effettivamente li stiamo pagando? Su quali dati e analisi la Regione ha deciso per affidare al privato di servizi medici essenziali negli ospedali pubblici? L’assessore Riccardi aveva bacchettato i sindaci che osano voler entrare nei meccanismi di gestione della sanità. Forse i sindaci non hanno torto”.

Fabio Folisi