Sanità, cresce lo stress dei lavoratori. Olivo (Fp-Cgil): «Dietro alla fuga del personale anni e anni di costante impoverimento del settore»
Quasi 1 milione e 100mila ore di straordinario erogate, in media 55 a testa, e 410mila giornate di ferie residue non fruite accumulate a fine anno, di fatto tre settimane cadauno. I dati, richiesti dalla Fp Cgil e inviati dalla Direzione regionale della Sanità, «sono la misura inequivocabile del livello sempre più insostenibile di stress che grava sui lavoratori e sulle lavoratrici della sanità pubblica, da chi opera nel comparto fino alla dirigenza». Altro parametro indicativo quello dei richiami in servizio e dei cambi di turno, oltre 27mila nell’arco dei dodici mesi del 2023.
EMERGENZA PERSONALE Dietro all’aggravarsi dei turni e delle condizioni di lavoro una carenza di personale irrisolta: a confermarla i dati recentemente diffusi sul saldo negativo (-162) con cui si è chiuso il 2023 nel numero di addetti operanti nel Ssr. «Conosciamo – dichiara Olivo – le giustificazioni addotte dall’assessore, che sostanzialmente addebita la crisi a cause esterne, sostenendo che la Regione sta mettendo mano alla leva delle assunzioni, ma che la disponibilità di operatori, infermieri e medici è inferiore al fabbisogno e il numero di partecipanti alle selezioni inferiore al numero di posti messi a concorso, peraltro insufficiente di per sé a coprire i vuoti di organico. Crediamo però che dietro a questo deficit ci sia anche una politica che da lunghi anni drena risorse dal pubblico per indirizzarle verso la sanità privata. Questo determina un costante peggioramento delle condizioni di lavoro in sanità, la perdita del potere di acquisto dei salati e la crescita dei livelli di stress e usura del personale: tutto questa sta contribuendo a rendere sempre meno attrattiva la sanità pubblica».
RAR, LEVA SOTTOUTILIZZATA Male o sotto utilizzata, secondo la Fp-Cgil, anche la leva delle risorse aggiuntive regionali. «Lo dimostra – sostiene Olivo – la stessa scelta di aziendalizzare i tavoli di trattativa, cancellando il livello regionale e forzando la mano su una perequazione, poi potenzialmente rientrata, che voleva livellare le Rar su scala regionale senza tener contro della situazione specifica di ogni singola azienda. Situazione che evidenzia forti oscillazioni, come emerge anche dai dati sul ricorso allo straordinario e sul mancato utilizzo delle ferie».
LE PROPOSTE Se le risposte dovranno arrivare soprattutto dal livello nazionale, in termini di risorse destinate alla sanità pubblica, di rinnovo dei contratti, di rilancio della formazione e revisione dei corsi universitari di accesso alle professioni mediche, infermieristiche e sanitarie, anche la Regione secondo Olivo deve cambiare rotta, «aprendo una fase di rilancio della contrattazione e del confronto delle parti sociale, e rimettendo in discussione il mantra del ricorso al privato come soluzione di problemi cronici come quello delle liste di attesa».