Sanità: il Pd non vuole fare sconti su responsabilità dell’assessore Riccardi. Bene, speriamo passino dalle parole ai fatti
“Quando era all’opposizione sparava ad alzo zero, negli ultimi sei anni da assessore ha fatto quello che ha voluto senza ascoltare nessuno, dando degli incompetenti a opposizioni e organizzazioni sindacali e adesso che gli sta crollando addosso il sistema ci chiede di essere ragionevoli. In questi anni abbiamo mille e una volta esortato l’assessore Riccardi al confronto, quindi saremo responsabili come lo siamo stati al tempo del Covid ma nessuno sconto sulle responsabilità. Il centrodestra sta governando perché ha detto che avrebbe migliorato la sanità e se dopo sei anni di cura Riccardi il Friuli Venezia Giulia non regge più, la colpa è del destino o degli alieni? Non dimentichiamo che c’è stata sempre la totale copertura del presidente Fedriga. Torniamo al tavolo, ma dopo aver fatto chiarezza, senza la solita arroganza e soprattutto senza nascondersi dietro ai ‘tecnici’, che danno indicazioni ma non fanno scelte politiche e di sistema”. Così la segretaria regionale Pd Fvg Caterina Conti, dopo che l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi ha detto che “il sistema sanitario regionale va riorganizzato”, auspicando che da parte dell’opposizione “i discorsi condivisibili non diventino teorici. Oibò c’è da fare incazzare (scusate il francesismo) i santi. Speriamo quindi che l’affermazione della segretaria regionale del Pd Caterina Conti venga portata avanti dai suoi consiglieri regionali che in passato non hanno brillato nel fare opposizione, se non timidamente, limitandosi a quella d’aula auspicando le dimissioni dell’assessore con improbabili sfiducie, ben sapendo che se si pone la questione solo in Consiglio, con i numeri che vi sono, Riccardi resterà al comando della sanità pubblica Fvg a vita. Se uniamo a questo il fatto che la comunicazione “collettiva” fra i Dem non brilla e che anzi brillerà sempre meno, la tempesta rischia di essere perfetta. Servirebbe operare con una mobilitazione sul territorio e mettere in campo ogni strumento possibile, dalle raccolte di firme alle proteste che facciano rumore, a costo di portare in pacifico assedio, migliaia di persone sotto il palazzo sede della Giunta regionale. Non ci sfugge però che vi è un peccato originale fra i Dem del Fvg in tema sanitario e che non si è mai sentita alcuna autocritica, fatto che rischia di rendere poco credili le affermazioni di una pur (individualmente) incolpevole nuova segretaria. In un partito non si può infatti non farsi carico della storia generata e delle promesse fatte. Parliamo del fatto che una parte dei problemi di oggi sono stati generati anche prima dell’arrivo di Riccardi. Lui in realtà ha lavorato in continuità con quanto tracciato dalla riforma Telesca-Serracchiani. E’ pur vero che Riccardi ci ha messo del suo, facendo prevalere interessi della sanità privata molto più di quanto era legittimo e probabilmente lecito aspettarsi. Ma è evidente che senza l’input della riforma incompiuta del centrosinistra, quella che ha iniziato il valzer dei tagli, Riccardi non avrebbe potuto agire con la spregiudicatezza che lo ha contraddistinto e lo continua a contraddistinguere. Fra l’altro i Dem 6 anni fa hanno avuto l’arroganza di non pensare che avrebbero perso le elezioni, anche se qualcuno sapeva, Serracchiani come è noto, aveva deciso di farsi ritagliare un posticino romano non ricandidandosi e lasciando ad altri la patata bollente. Un caso ovviamente. Chissà per quale ragione, una destra da sempre legata al mito e agli interessi della sanità privata, avrebbe dovuto far funzionare la riforma nella parte mancante, quella che dopo i tagli prevedeva la territorialità di servizi e prestazioni. Certo il Covid ha dato delle accelerazioni, facendo sfuggire il sistema dalle mani dell’incauto architetto, ma è evidente che magari una piccola autocritica con annesse scuse da sinistra sarebbe gradita da parte dei cittadini. Ora la situazione è davvero gravissima e con la nave che affonda non si può andare per il sottile. Se il centrosinistra non vuole fare la fine dell’orchestrina del Titanic, dovrebbe davvero rimboccarsi le maniche, perché va bene la difesa etica sul fine vita e le questioni di genere, va bene l’impegno sui migranti, ma quella sulla salute è davvero la madre di tutte le battaglie. Basterebbe farsi un giretto nei reparti ospedalieri o nelle sale d’aspetto dei medici per capire che le persone sono stufe e che attendono risposte e non promesse. Dagli interminabili tempi di attesa per una visita all’affollamento dei pronto soccorso, dall’aumento della spesa privata alla rinuncia alle cure di chi una spesa non può permettersela, dall’impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa o almeno nella propria valle, alle inaccettabili diseguaglianze nelle diverse aree della regione, con i cittadini della montagna e delle periferie lasciati letteralmente a loro stessi. Se aggiungiamo alla situazione regionale quella del resto del servizio sanitario nazionale si può capire come il dramma per molti cittadini sia davvero dietro l’angolo. Dramma che può anche vuol dire sofferenza e Dio non voglia morte. Se poi aggiungiamo che il Governo Meloni ha ora ampiamente sotto-finanziato il sistema (se consideriamo l’inflazione e la scadenza dei contratti del personale sanitario gli sbandierati miliardi in più sono nulla). In sostanza non c’è neppure la speranza che un aiuto possa arrivare dai livelli ministeriali. La realtà, contrariamente alla propaganda, ci dice che in termini di spesa pro-capite per la salute, raffrontandola con l’Europa, che siamo i ”primi” ma tra i paesi poveri. Primi fra gli ultimi. In sostanza senza un radicale cambio di rotta non solo non eviteremo l’iceberg, ma scivoleremo inesorabilmente nella tempesta perfetta di un Servizio Sanitario Regionale e Nazionale non più rispondente sulla tutela di un diritto costituzionale alla salute. Così con l’autonomia differenziata avremo ancora di più 21 Sistemi Sanitari Regionali regolati dalle leggi del libero mercato, quello di cui in cui il Fvg è ormai fra i peggiori.
Fabio Folisi