Si riparte dopo un anno in trincea, la visione di Confindustria Udine nelle parole della presidente

Si è tenuta questa mattina, a palazzo Torriani, la conferenza stampa di inizio anno di Confindustria Udine. Accanto alla presidente Anna Mareschi Danieli il vicepresidente vicario Cristian Vida, i vice presidenti Fabrizio Cattelan e Dino Feragotto, la presidente di ANCE Udine, Angela Martina, il coordinatore della Delegazione di Tolmezzo, Nicola Cescutti, il direttore generale Michele Nencioni. L’incontro ha rappresentato l’occasione per fare il punto congiunturale dell’economia friulana, per riassumere i filoni di attività dell’Associazione e indicare infine la visione strategica di Confindustria Udine per il futuro.

L’analisi della presidente Anna Mareschi Danieli è partita dalla fotografia dell’anno appena trascorso ma la parte certamente più interessante è stata quella finale dove è stato delineato la visione per il futuro:

“Abbiamo parlato di ieri, parliamo di domani” – ha detto la presidente, introducendo un ragionamento sulla vision di Confindustria Udine per il futuro. Per Mareschi Danieli le ragioni dell’andamento deludente dell’economia italiana, non soltanto relativo all’ultimo anno, “vanno individuate nei gravi ritardi accumulati dal nostro Paese, in particolare nell’ambito della ricerca e dell’innovazione, della digitalizzazione, della quantità e qualità del capitale umano. Questi sono i temi su cui è focalizzato il programma di Confindustria Udine futuro”.

“La nostra struttura produttiva – ha osservato la presidente – è rimasta sbilanciata verso imprese molto piccole, che dispongono di pochi mezzi, sia finanziari sia in termini di competenze manageriali, per effettuare rilevanti investimenti in ricerca e sviluppo e innovare. Se le imprese italiane – come certifica Eurostat – avessero la stessa struttura dimensionale di quelle tedesche, la produttività media del lavoro nell’industria e nei servizi di mercato sarebbe superiore di oltre il 20%, superando anche il livello della Germania. Se l’Italia avesse la medesima composizione industriale tedesca, la sua produttività del lavoro sarebbe maggiore, a parità di altre condizioni, del 3%”.
“Sia chiaro – ha avvertito Mareschi Danieli – che le nostre piccole-medie aziende hanno un ruolo fondamentale per l’economia del nostro Paese. Per flessibilità, qualità dei prodotti e know how continuano a giocarsela, pur tra mille difficoltà. Ma è nell’integrazione virtuosa tra grandi aziende – con un ruolo di driver del cambiamento – e piccole e medie aziende, tra loro interconnesse, che abbiamo la chance di sprigionare l’enorme potenziale delle nostre imprese. Per questo motivo è essenziale, e Confindustria continuerà a battersi per farlo, attuare riforme volte, fra le altre cose, a creare condizioni più favorevoli alla crescita delle imprese, ridurre gli oneri amministrativi e burocratici che ne ostacolano gli investimenti, aumentare la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici. La burocrazia è una palla al piede soprattutto per le nostre micro e piccole imprese che non possono strutturalmente fare fronte ai costi e ai tempi che gli adempimenti necessari richiederebbero. Ripeto: è una questione strutturale”.

Anna Mareschi Danieli

La presidente ha parlato poi di un sistema della ricerca “sottodimensionato rispetto al peso economico del nostro Paese”, di una innovazione “che non può prescindere dalla digitalizzazione e che ci vede praticamente ultimi nel panorama europeo”, di “adeguatezza delle risorse impiegate nell’istruzione”. Colmare questi ritardi è fondamentale anche alla luce di uno dei problemi di base: l’aspetto demografico”. “Con una popolazione calante, continuare a migliorare gli standard di vita per fare in modo che i nostri nipoti possano vivere meglio di noi, richiederà – ha affermato Mareschi Danieli – un incremento medio della produttività del lavoro di praticamente un punto percentuale all’anno. È un obiettivo alla nostra portata ma che, per essere raggiunto, necessita però di un netto recupero nei seguenti campi: ricerca, digitalizzazione, trasformazione in una economia che rispetti il nostro pianeta e formazione. Ecco riguardo a quest’ultima dobbiamo però non fare solo attenzione alla qualità della stessa, ma anche alla quantità di chi vi accede. Perché se il trend di natalità continua a calare con i ritmi degli ultimi anni sinceramente potremo aver creato il miglior sistema formativo del mondo, ma le classi saranno vuote e non avremo nessuno da formare. Il problema demografico prima o poi presenterà il conto ed è l’equilibrio tra le generazioni a saltare e così la sostenibilità del nostro già affaticato welfare”.

Per la presidente degli Industriali friulani “la natalità è legata a tripla mandata alla sostenibilità economica e psicologica delle famiglie e questa sostenibilità è fortemente legata alla posizione femminile all’interno della nostra società. Vi sembra normale che lo stesso posto di lavoro se affidato ad una donna dà diritto ad un salario quasi del 20% inferiore? Su 153 Paesi analizzati dal Global Gender Gap Report 2020, l’Italia è al 76esimo posto nelle pari opportunità lavorative fra uomo e donna. Senza l’uguale inclusione di metà del talento mondiale pensate davvero che saremo in grado di mantenere la promessa della quarta rivoluzione industriale?”.
“La pandemia – ha continuato la presidente – ha amplificato le disparità esistenti. Non è più solo una questione di diritti, ma di visione strategica: il concetto di pari opportunità significa dare la possibilità al 50% della popolazione mondiale, le donne, di esprimere tutto il loro potenziale. La Francia, che negli anni Settanta aveva subìto un tonfo delle nascite, è riuscita a trasformarsi nella nazione con il tasso di natalità più alto di tutta l’Europa. Questo ci dice che la cura per forza esiste. Sapete cosa dico io? Mettete le donne che lo desiderano nelle condizioni di lavorare e di avere figli nello stesso tempo”.

Altrettanta attenzione Confindustria Udine sta ponendo alla questione ambientale, intraprendendo l’unica direzione corretta, ovvero quella della sostenibilità ambientale. “Noi – ha detto al riguardo Mareschi Danieli – crediamo che l’industria possa essere un partner di eccellenza nella transizione a un modello economico in cui circolarità e sostenibilità sono i pilastri portanti. Perché l’abbiamo fatto da sempre e siamo già i leader in Europa nel riciclo e nel riutilizzo. Ma crediamo che ci voglia uno sforzo comune perché incentivi, tecnologie e digitalizzazione possano davvero aiutare tutte le aziende, anche quelle più piccole e meno strutturate, a entrare nel nuovo modello. Per questo, come ho già detto, Confindustria Udine ha avviato un servizio di assessment ambientale rivolto soprattutto alle Pmi”.

La presidente ha evidenziato che “In un periodo complesso, come quello attuale, le aziende devono ritrovare il loro ruolo. Solamente una politica centrata sul lavoro può far ripartire il Paese. Cercando di porre rimedio a questo approccio, Confindustria Udine è al fianco delle imprese per promuovere un messaggio di vera e propria cittadinanza di impresa. Diciamo spesso – perché è così – che in Italia esiste una radicata, immotivata, anacronistica e autolesionista cultura anti impresa. La nostra risposta – non oggi o domani, ma già da ieri -, è quella di spingere sul rafforzamento della responsabilità sociale d’impresa nelle nostre aziende”.

“Questi, in sintesi – ha sottolineato la presidente -, sono i punti cardine su cui costruire una vision e azioni coerenti per ripartire. Innovazione, formazione, sostenibilità ambientale e sociale, natalità e famiglia sono i punti che devono stare stabilmente in cima all’agenda della politica e devono rappresentare i driver di sviluppo per le nostre attività d’impresa. Confindustria ha deciso di parlare con una voce sola in FVG: una comunione di intenti e obiettivi, che di fatto si traduce in una rappresentanza regionale corale. Perché lo abbiamo fatto? Perché ce lo hanno chiesto le imprese, perché serve alle imprese e perché è la cosa giusta da fare: ci dà maggior peso nell’interlocuzione con le istituzioni e più forza da ogni punto di vista. Ci vuole senso di responsabilità per il presente e per il futuro”.

Interessante comunque anche l’analisi dell’economia regionale nell’anno del Covid: l’economia del FVG, dopo la contrazione ‘senza precedenti’ dovuta a una situazione ‘senza precedenti’, registrata nella primavera 2020, ha segnato in estate un rafforzamento decisamente superiore alle attese, supportato anche da una maggiore tenuta del manifatturiero e da un robusto rimbalzo delle esportazioni. Il progressivo recupero della domanda, assieme alle misure a sostegno dell’economia, ha arginato la caduta del Pil, che si stima chiudere il 2020 in FVG con un calo del -9,3% rispetto all’anno precedente. Dato decisamente migliore rispetto alle previsioni diffuse sia a luglio scorso (-10,4%) che ad ottobre (-9,8%). Questo risultato nettamente migliore rispetto allo stimato del 2020 porta con sè un peggioramento delle stime per l’anno in corso. Per il 2021 quindi ci si attende una crescita del +5,1% (a luglio si prevedeva un rimbalzo del +6,0%, a ottobre del +6,3%) trainata dall’industria e dalle costruzioni (il cui valore aggiunto è previsto rimbalzare del +8,1% e dell’11,1% rispettivamente). Il valore aggiunto dei servizi, settore particolarmente colpito dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria, è previsto crescere nell’anno in corso in misura minore, del 3,9%. A oggi la stima di crescita del PIL nel 2022 è del +4,2%.
Per quanto riguarda i consumi delle famiglie si reputa che nel 2020 siano crollati del -10,6%. Il recupero previsto per il 2021, del +5,2%, compenserà solo parzialmente la flessione del 2020. L’impatto del Covid-19 si è riflesso anche sugli investimenti. Per il 2020 si stima un calo del -6,2%. Per il 2021 ci si attende una decisa crescita sia per la ripresa del ciclo economico, in particolare nella seconda parte dell’anno, sia per l’erogazione di fondi europei, sia per le favorevoli condizioni di finanziamento +10,9%.
La ripartenza del commercio mondiale farà da traino alle esportazioni regionali che potrebbero risalire del 5,9% quest’anno. Il tasso di disoccupazione è previsto aumentare nel 2021 di 1,7 punti percentuali e attestarsi al 7,8%, per poi scendere gradualmente nei prossimi anni, ma tutto dipenderà da quando il blocco dei licenziamenti verrà sollevato.
L’ATTIVITÀ DELL’ASSOCIAZIONE

Anna Mareschi Danieli ha ricordato come l’attività di Confindustria Udine nell’ultimo anno sia stata particolarmente intensa: “un vero e proprio anno in trincea – ha affermato – al fianco delle nostre imprese”.
Il raggio d’azione dell’Associazione ha spaziato a 360 gradi dalla formazione – in cui sono spiccate nel 2020 l’organizzazione della seconda edizione dell’executive master in Business Administration in collaborazione con Università di Udine, la convenzione stipulata sempre con l’Ateneo friulano per lo sviluppo dell’Uniud Lab Village e la proficua partnership con il MITS Malignani – al fiscale (in primis l’attività dello Sportello iperammortamento e welfare aziendale); dal sindacale ai rapporti con i sindacati, sfociati nella Costituzione del Comitato Paritetico Territoriale Udinese per affrontare insieme l’emergenza Coronavirus; dalla sicurezza all’ambiente; dai trasporti e commercio internazionale all’attività della Delegazione di Tolmezzo; dall’innovazione – area in cui il vice-presidente Feragotto ha riassunto i molteplici progetti del 2020 su cui si è impegnata Confindustria Udine, tra cui, solo per citarne alcuni, lo speed test sulla Banda larga, il consolidamento delle start up del territorio (Confindustria Udine conta oggi 38 start up iscritte), la valorizzazione della specializzazione del Digital Innovation Hub Udine e il rilancio di Friuli Innovazione – al credito e finanza.
Su quest’ultimo punto il vice-presidente vicario Vida ha ricordato come nella prima fase emergenziale dell’epidemia Covid-19 Confindustria Udine ha anche istituito un’apposita commissione al fine di monitorare il rapporto banca-impresa favorendo il dialogo con gli istituti di credito del territorio. Da non dimenticare poi che Confidi Friuli, di cui Vida è presidente, è entrato nel ristretto gruppo dei vigilati da Banca d’Italia. Il risultato finale è un Confidi maggiore che risponde a tutte le esigenze dei soci: piccolo credito, più ampie facilitazioni in generale nell’accesso al credito e possibilità di reale consulenza.
Vida ha poi svolto una riflessione aggiuntiva sul tema del credito alle imprese riguardante la nuova definizione di ‘default’ a fronte dell’emergenza Covid-19, stabilita dalle regole europee, che fissa al primo gennaio di quest’anno nuove soglie di rilevanza per gli arretrati di famiglie, imprese e Pmi in rapporto all’esposizione totale con banche o altri intermediari finanziari. Vengono introdotti criteri più stringenti sia per valutare la soglia di rilevanza che di tempistica in base ai quali “appare chiaro che le banche avranno un atteggiamento estremamente prudenziale nel valutare le concessioni creditizie alle imprese, soprattutto se di piccole dimensioni. Il rischio è che si limiti l’accesso al credito ad un gran numero di aziende, comunque sane, pregiudicandone le prospettive di ripresa. Solo per esempio, come sistema confindustriale abbiamo chiesto e ottenuto la proroga delle moratorie su mutui e prestiti e – ad onor del vero – l’Eba (l’autorità bancaria europea) ha concesso notevole flessibilità alle banche per la valutazione delle sofferenze nella prima fase pandemica. Ma adesso il tempo della flessibilità è scaduto…Ci appelliamo al mondo bancario affinché si continui a classificare le aziende con una valutazione caso per caso”.
Sul fronte dell’internazionalizzazione, come segnale dell’impegno e riconoscimento dell’attività di Confindustria Udine, va registrata la nomina di Anna Mareschi Danieli nel Consiglio di Amministrazione di Simest Spa e nel Comitato Rischi della stessa, oltre che nel Gruppo Tecnico Internazionalizzazione nazionale di Confindustria. L’Associazione ha poi continuato a rafforzare la decennale presenza in taluni Paesi dell’est Europa anche con il vice-presidente Feragotto in qualità di presidente di Confindustria Slovenia.
Per quanto riguarda l’edilizia, come ha evidenziato la presidente di ANCE Udine, Angela Martina, i dati congiunturali di settore evidenziano, rispetto al 2019, a fronte di una sostanziale tenuta del numero di imprese e di lavoratori iscritti in Cassa Edile di Udine, un netto decremento del numero di ore lavorate pari a circa il 4%. Un dato questo prevedibile e forse migliore del previsto, considerato il lungo lockdown che ha comportato la sospensione di gran parte delle attività edilizie nel territorio regionale e nazionale. In questo periodo l’impegno dell’Associazione si è rivolto in primis al sostegno alle iniziative governative connesse alle ristrutturazioni edilizie (110%), all’attività di vigilanza e di dialogo con le stazioni appaltanti del territorio e al dialogo con l’Amministrazione regionale.
La presidente Anna Mareschi Danieli ha quindi ricordato alcune fra le tante iniziative messe in cantiere dall’Associazione nel 2020, tra cui: l’acquisto e la distribuzione alle imprese di 255.600 mascherine, 450 taniche di gel igienizzante (2.250 litri) e 29.975 tamponi rapidi antigenici; il Bonus bebè di Capodanno (mille euro ciascuno alle famiglie dei dieci bambini nati il 1° gennaio 2021), la TAC per i pazienti COVID donata, dopo una raccolta fondi, al Dipartimento di anestesia e rianimazione dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine; la convenzione quadro firmata con AnimaImpresa, l’avvio dei lavori della torre di Santa Maria, le azioni in tema di responsabilità sociale d’impresa riassunte dal vice presidente Fabrizio Cattelan.
Spicca poi il dialogo con le istituzioni del territorio “un rapporto costante e positivo con la Prefettura che – ha evidenziato Mareschi Danieli – ci ha consentito, nella fase di lockdown, di salvaguardare la continuità produttiva di numerose aziende associate e un dialogo costante e costruttivo con l’Amministrazione regionale. Già a inizio emergenza Covid, si è tenuta a palazzo Torriani una riunione straordinaria del Consiglio Generale di Confindustria Udine con l’assessore regionale Sergio Bini per presentare le richieste dell’Associazione rivolte direttamente dalla Regione, a cominciare dagli interventi (poi accolti) sull’Irap. Con la lettera aperta a inizio aprile al Governatore Fedriga Confindustria Udine ha sintetizzato, trovando ascolto, le motivazioni alla base dell’assoluta necessità di far ripartire in maniera graduale, strutturata e condivisa le attività produttive della nostra Regione. Il dialogo è proseguito fino alla recente presentazione di SviluppoImpresa, che ha accolto numerose proposte dell’Associazione. Confindustria Udine si è battuta e ha ottenuto l’inserimento nel nuovo ddl SviluppoImpresa di misure specifiche rivolte al sostegno delle filiere di alcuni comparti (acciaio, automotive, cantieristica e nautica, economia del legno) e per il rinnovato ruolo di Friulia nel supporto alle politiche di filiera”.

Positivo anche il bilancio associativo. Sono 43 le nuove aziende associate a Confindustria Udine nel 2020. “Un incremento per nulla scontato, che – ha detto la presidente – interpretiamo positivamente, al di là del dato in sé, per due ragioni. La prima, e più significativa, è rappresentata dal fatto che le aziende, nonostante la crisi e le difficoltà del presente, guardano avanti e in prospettiva. La seconda, invece, è legata all’appeal e alla capacità attrattiva del nostro sistema associativo, che da un lato ci inorgoglisce e, dall’altro, ci sprona al miglioramento continuo nell’attività di servizio”.