Siot, ancora tu!

Già dal 2022 stiamo seguendo la questione SIOT (Società italiana per l’Oleodotto Transalpino), impianto di cogenerazione contestato dai Comitati, che vedono il loro ambiente attraversato da un oleodotto con emissioni di sostanze dannose, un inquinamento pesante, pericoloso per gli umani e la natura tutta. L’Oleodotto Transalpino (TAL) è una struttura lunga 753 chilometri (145 km in territorio italiano), costruita nel 1967, che collega Trieste a Ingolstad in Baviera (Germania) e alla Repubblica Ceca, passando per Friuli-Venezia Giulia e Austria. Il TAL, gestito da un consorzio di grandi compagnie petrolifere, gioca un ruolo cruciale per l’approvvigionamento di petrolio in Austria, Repubblica Ceca e Germania meridionale, a maggior ragione considerando l’attuale contesto geopolitico. La situazione internazionale, con la guerra Russia-Ucraina, ha di fatto aumentato la sua importanza strategica, spingendo la Repubblica Ceca a proporre un aumento della capacità di trasporto di 4 milioni di tonnellate annue per potenziare la sicurezza energetica.

Quali segnalazioni provengono dai cittadini, dagli ambientalisti e dalle Associazioni del territorio?
Su mandato dei comitati locali, Legambiente, il Comune di Paluzza e il Movimento per la Difesa del Cittadino hanno presentato ricorso al TAR contro l’autorizzazione rilasciata dalla Regione FVG, sostenendo che la società non aveva titolo per operare sui terreni nei Comuni di Cercivento e Paluzza, dove era stato dato il via libera ai lavori. Il TAR, che ha accolto il ricorso, ha annullato l’autorizzazione costringendo a una revisione del progetto. Ciò nonostante la Regione FVG ha emesso un nuovo decreto di autorizzazione, sollevando nuove critiche e dubbi da parte degli abitanti. La maggioranza di centro-destra in Consiglio regionale non prende posizione e lascia ai Comuni e ai cittadini il danno e la gestione degli inquinanti. Gli olezzi di benzina marcia accompagnano la vita degli abitanti, si temono danni alla salute per tutte le popolazioni toccate dall’oleodotto, Dolinesi, Muggesani, Triestini, gente del But con i Comuni di Cercivento e Paluzza.

Come giustifica la società i “pesanti” olezzi provenienti dall’oleodotto?
Nella rassegna stampa compaiono di frequente le interviste ad Alessio Illi che è titolato a rispondere per la SIOT. Illi tranquillizza riferendo di “analisi” effettuate da ARPA, anche se si tratta solo di conteggi ragionati sulla molestia olfattiva, i conteggi non sono analisi. Il responsabile SIOT rassicura poi la popolazione decantando gli alti standard di “sicurezza e tecnologia” del settore in questione. Come mai, di conseguenza, son quasi trentennali le molestie olfattive? La Siot dichiara, con sicurezza, di aver fatto installare strumenti di rilevazione scientificamente accurati, ma i dati da essa forniti risultano non condivisi con le Amministrazioni pubbliche interessate, secondo quanto dichiarato da Roberto Drozina, capogruppo della Lista “Verdi – Territorio e Ambiente”

E’ sensato che il nostro territorio sia sottoposto a questo sacrificio? Cosa ci dice la Costituzione?
La Regione FVG ha emesso un nuovo decreto di autorizzazione, sollevando da parte dei cittadini nuove critiche e dubbi. Questi impianti, destinati a migliorare l’efficienza operativa del TAL, emetterebbero gas serra equivalenti a quelli di 40.000 famiglie all’anno (dati dalle Università di Trieste e di Udine) sollevando preoccupazioni riguardo all’impatto ambientale di tali impianti tra ambientalisti e comunità locali. Anche l’Agenzia per l’Energia del Friuli Venezia Giulia (APE) ha espresso necessità di un ulteriore confronto tecnico tra SIOT, la stessa agenzia e la Regione per verificare i dati tecnici a disposizione delle parti. Inoltre, la suddivisione del progetto in unità più piccole ha evitato una valutazione complessiva degli impatti ambientali (VIA), generando sfiducia tra le comunità locali e i gruppi ambientalisti e provocando proteste pubbliche.

Siot non verrà messa in discussione, questa è l’incredibile soluzione, un vero affronto per una Regione in sofferenza, non tutelata anche da amministratori compiacenti verso insediamenti di aziende che portano sì lavoro ma feriscono un territorio in profondo: acqua, aria, suolo. Se una industria non riesce a far cessare danni all’ambiente e alla salute dei cittadini, deve cessare l’attività.

Emilia Accomando