Siria: Quel pasticciaccio brutto….

Non saprei davvero come altro definire se non citando Gadda, quell’intrigata matassa di fatti, interessi, intrighi, tragedie che da 10 anni affliggono la Siria. Capita a volte di percepire che la possibilità di una svolta ci possa essere, che potenziali o addirittura reali accordi tra le varie parti che sono presenti o hanno interessi gestiti in appalto, possano portare ad una soluzione di questo macello. Invece, ci si accorge presto che si tratta solo di fuffa, che serve al massimo a rimandare la resa dei conti.
Basta poco, girare lo sguardo attorno e non ci vuole molto per capire che di buone novità da queste parti non ce ne sono, né ce ne saranno a breve. A parte la guerra che continua con modalità magari diverse da un quadrante all’altro, ma che certo non si è fermata; ciò che però si percepisce immediatamente è quel senso di ulteriore miseria in cui questa nazione si sta arrovellando. Il valore della lira siriana è precipitato nel giro di un anno e anche se nelle ultimissime settimane rispetto alle valute forti si è non solo fermato, ma addirittura rafforzato, nell’ultimo anno il cambio con il dollaro è passato da circa 500 SYP/USD a 3.500 toccando picchi di 4.700. Tutto ciò ovviamente non può che riversarsi sulle già misere possibilità di acquisto che la moneta locale permette alla stragrande maggioranza dei siriani.
Infatti, se i prezzi sono saliti grossomodo seguendo il trend del cambio, gli stipendi, che qui per un lavoratore normale sono pari a poche decine di USD, non si sono certo adeguati. Nonostante la pandemia in atto che anche qui sta subendo una recrudescenza con picchi in salita vertiginosa, la gente non indossa protezioni; nessuno, e si dica nessuno, porta la mascherina. Certo, si tratta della conseguenza della mancanza di percezione del rischio, della mentalità diffusa che la situazione non sia poi così grave, ma se ci si ferma un attimo, ci si accorge che anche le mascherine rappresentano una spesa che per quanto ridotta, incide sull’economia famigliare. Giusto per capire come stanno le cose da queste parti. Per non parlare dell’abbandono scolastico che coincide con il diffuso lavoro minorile.
Inoltre per quest’anno il raccolto del grano è possibile che subisca una riduzione a causa del fatto che l’acqua disponibile per l’irrigazione si è drasticamente ridotta; i laghi artificiali formati dalle dighe sull’Eufrate hanno un livello molto ridotto. Non si capisce bene se perchè dalla parte turca (i principali fiumi arrivano dalla Turchia dove vengo già imbragati) si sia deciso per un taglio del flusso dei corsi d’acqua o perchè, come sostiene Erdogan, la siccità ne abbia ridotto la portata. Le guerre vengono combattute anche in questo modo..
Fatto sta che il prezzo del grano e di conseguenza del pane ha subito un inevitabile rialzo calmierato solo dall’intervento pubblico che però non è riuscito a frenarne la crescita. Se si pensa che prima della guerra la Siria era un’esportatore netto di discrete dimensioni (circa un milione e mezzo di tonnellate), si capisce che oltre alla distruzione delle abitazioni e della società, il conflitto ha prodotto anche questo non invidiabile risultato.
Detto ciò, potremmo parlare per parecchio della situazione all’interno della varie zone controllate ora dall’uno, ora dall’altro dei parecchi interpreti del gioco al massacro a cui vengono sottoposti i cittadini di questo (ormai non più) stato.
Partendo magari dalla recrudescenza delle attività dell’Isis, che non solo è in grado di colpire le truppe sia di Damasco che quelle della SDF (Siria del Nord Est), ma sta riconquistando anche in qualche modo, senza pretendere le ambizioni di qualche anno fa, il controllo di alcune zone. Le attività di taglieggiamento a cui sottopongono la gente del sud del NES nella zona soprattutto di Deir ez Zor stanno tenendo sotto scacco quelle popolazioni; non solo, ma soprattutto all’interno dei campi, in particolare quello di Al Hol dove ci sono circa 63.000 persone molte delle quali (mi si conceda il termine forse azzardato ma non troppo) “deportate” dal profondo sud sunnita della regione, l’Isis mantiene un potere quasi intonso. Praticamente ogni giorno una persona viene assassinate generalmente perchè sospettata di aver collaborato con le forze (SDF) che controllano il nord est della Siria.
Proprio da qualche giorno è partita un’operazione di polizia all’interno del campo con migliaia di militari dell’Asaysh (polizia locale) e del SDF (esercito) per cercare di smantellare le cellule del califfato ancora ben radicate ed in grado di controllare efficacemente il campo. Sono un centinaio le persone arrestate, ma che verranno presto rimpiazzate senza che il controllo capillare del campo subisca grossi scossoni. In più le persone arrestate andranno ad ingrossare le fila dei detenuti nelle carceri già strapiene riproponendo l’ormai grave problema del cosa fare di questa gente…
E questo solo per parlare di uno delle questioni che affliggono questo martoriato paese. Ce ne saranno tranquillamente per le prossime puntate.

Docbrino