La strada e il poeta

Quali sono le difficoltà della “Street Poetry” e della “Street Art”? Molte volte le domande che un giornalista o un critico ma anche un semplice visitatore di una mostra pone all’artista è: come lavori? Quasi come chiedere com’è essere artista? Quale emozione, sentimento di gioia, tristezza spinge l’artista?

Scrivere una poesia di strada non è solo ricopiare un’idea su un muro ma spesso vuol dire cambiare idea, scontrarsi con il giudizio della gente che ti guarda scrivere. Il poeta di strada è anch’esso un letterato che si misura e studia la letteratura e la poesia dei grandi poeti del passato e del nostro contemporaneo. Sempre più spesso una caratteristica che colpisce molti è il fatto che il

pubblico delle persone che leggono e si soffermano non sono giovani ma persone di tre generazione più indietro (o avanti?) della nostra, anziani che si congratulano per l’idea di rendere la strada un libro aperto.

 A differenza di un lavoro chiuso in una bottega, l’artista di strada non nasconde il proprio agire e ogni azione è compiuta pubblicamente. In realtà i poeti di strada lavorano a qualsiasi ora, di giorno o di notte. Di notte è più facile, come sostiene anche Mathias PdS, perché non si ostacola il lavoro e il camminare dei passanti, c’è insomma più libertà in tutto, anche di godere della città silenziosa che verso l’alba si risveglia.

 Il poeta di strada cerca come minimo zone di medio e grande passaggio dove le sue opere possono essere viste da più persone possibile. Ma non è solo una questione di visibilità e “propaganda”, quello che la poesia di strada fa è anche creare una memoria, così come l’epitaffio e i monumenti per ricordare l’epica civile di vittime della nostra civiltà. Una memoria per quel luogo per le future generazioni, passando da una città anonima a una città con una memoria storica e letteraria. Giovani poeti che avevano incominciato a scrivere poesie nelle lettere d’amore alla propria prima fidanzata o poesie di denuncia per sfogare la propria rabbia, ora mettono a frutto la loro voglia di scrivere, la follia dell’estro per riportare la poesia a chi invece in questo mondo l’ha dimenticata.

Enrico Folisi