Successo per l’undicesima edizione del Galileo Festival. Sold out per la chiusura col filosofo Vito Mancuso
È stata un grande successo l’undicesima edizione del Galileo Festival, che ha portato a Padova migliaia di persone che hanno affollato le sale della città. Studenti da tutta Italia, imprenditori, curiosi e giornalisti hanno partecipato agli eventi su robotica, energia, space economy e life sciences, che per la maggior parte hanno registrato il sold out.
Oggi, domenica 21 maggio, la conclusione ufficiale con il teologo e filosofo Vito Mancuso, che in una sala occupata fino all’ultimo posto disponibile ha incantato il pubblico esplorando la relazione fra uomo e tecnologia: “Ho paura che il proliferare dell’intelligenza artificiale generi stupidità naturale. Sbagliare è, per noi, utile a crescere, a conoscere. Evitare lo sbaglio rischia di farci perdere la nostra semenza”.
A precederlo l’intervento di Giuseppe Remuzzi, direttore Istituto Mario Negri e autore del libro “Quando i medici sbagliano” e un dibattito sulle città dell’innovazione con Luca De Biase, giornalista sui temi dell’innovazione, Fabrizio Dughiero, prorettore all’Innovazione e Trasferimento tecnologico Università di Padova, Margherita Cera, assessore alla Semplificazione Amministrativa e al Programma Agenda Digitale Comune di Padova e Caterina Petrillo, presidente Area Science Park.
Ad emergere, per De Biase, la necessità di favorire l’innovazione grazie alle reti, fra esperienze, città, territori. Perché sono proprio le città che possono dare la spinta all’innovazione, in un Paese che non ha un unico centro ma la cui produzione di valore e ricchezza è distribuito omogeneamente lungo tutta la lunghezza e larghezza della Penisola. “I territori vanno interpretati. Prendevamo a riferimento la Silicon Valley, guardiamola ora: non tutti i modelli sono perfetti e sono per sempre – ha spiegato il giornalista –. Dunque in ogni territorio e tempo bisogna trovare una ricetta funzionante. Oggi l’innovazione non è fare un sacco di cose nuove e lasciare che a storia selezionasse la migliore, senza pensare alle conseguenze. Prima il mantra era rompi tutto in fretta e poi si vedrà. Al giorno d’oggi invece i temi su cui applichiamo l’innovazione sono importanti e delicati, come il cambiamento climatico, la crisi demografica, l’assistenza… Nei prossimi 25 anni 3 miliardi di persone vivranno in città: da qui i compiti importantissimi delle città, che non possono certo pensare all’innovazione dei gadget, ma ad un’innovazione con una responsabilità, una direzione, una capacità di interpretare la storia. Pensare alle conseguenze, oggi, è la più forte spinta all’innovazione”.
Il Festival, diretto da Giovanni Caprara, uno dei più autorevoli editorialisti scientifici italiani, è curato da Goodnet Territori in Rete.