Sull’omicidio del senzatetto a Udine ci potrebbe essere una svolta. Trovata possibile arma nella roggia. Si seguono piste precise

Sul caso del senzatetto ucciso a Udine gli investigatori, pare, non brancolino nel buio. Anzi la soluzione dell’orribile fatto di sangue potrebbe essere vicina. Del resto gli esperti di criminologia lo dicono sempre, nel caso di omicidi o si riescono ad identificare i probabili responsabili nell’arco di poche ore o progressivamente ogni giorno che passa rende più difficile incastrare gli assassini. Nel pomeriggio di ieri, 16 aprile, i sommozzatori dei Vigili del fuoco, giunti da Trieste per cercare l’arma del delitto scandagliando i canali cittadini, nella roggia che costeggia viale Volontari della Libertà, messa in secca per favorire le ricerche hanno rinvenuto un cric e pare un vecchio portafoglio. L’ipotesi che gli oggetti, soprattutto il cric a colonnina, vecchio modello tipico dei modelli Fiat, fossero collegati all’omicidio è forte. Bisognerà vedere se è compatibile con le ferite alla testa inflitte alla vittima.

Cric del tipo ritrovato

Anche se la permanenza in acqua rende difficile trovare tracce ematiche o ancora di più impronte digitali è evidente che le nuove tecnologie a disposizione della polizia scientifica potrebbero contribuire non poco. Ci sono poi le investigazioni classiche e quelle basate sulle telecamere di zona anche se non sarà lavoro semplice “scremare” tutti frame andando a progressiva esclusione per stringere il cerchio sull’assassino. Comunque trapela un cauto ottimismo. Per cercare prove, gli investigatori in genere seguono un percorso che comprende lo studio delle caratteristiche della vittima e l’analisi della scena del crimine. La maggior parte degli omicidi viene commessa per un movente che possiamo definire “classico” (gelosia, vendetta, interesse economico) e, che, quindi, salta subito all’occhio dell’investigatore e lo orienta nelle indagini verso qualcuno che ha un qualche tipo di relazione con la vittima. Ed è sulla cerchia delle persone che “frequentavano” Luca Tisi che si stanno concentrando le indagini. Forse, ma siamo nell’ambito delle ipotesi per ora non correlate da certezze, l’uomo avrebbe avuto con se un “tesoretto” di circa 2000 euro. Fosse così l’azione predatoria potrebbe essere il movente. Fosse davvero così si spegherebbe il cauto ottimismo degli investigatori dato che l’assassino non sarebbe certamente un pianificatore criminale e quindi avrebbe lasciato prove del proprio passaggio.