Tel Aviv si prepara all’attacco di terra, il rischio genocidio si fa alto. Moni Ovadia: La politica di Netanyahu è segregazionista, razzista, colonialista
Proseguono sia il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele che i raid aerei contro i territori palestinesi. Ma la notizia che desta grandi preoccupazioni è l’ammassamento di truppe e carri armati per una possibile invasione di terra della Striscia. In quel caso, vista la densità abitativa dell’area la battaglia finirebbe per essere casa per casa con conseguenze drammatiche per i civili. Intanto a livello internazionale sono decisamente tiepidi i tentativi di fermare questa ennesima guerra mediorientale tanto che viene il sospetto che si attenda che la strapotenza militare israeliana faccia passi avanti occupando nuove terre da “colonizzare”. In Italia dopo la finta manifestazione per la pace, che in realtà è stata tutta indirizzata a sostenere Israele e la tesi dell’aggressione di Hamas, dimenticando che il fattore scatenante è stato lo sfratto e l’occupazione di case abitate da palestinesi da oltre 50 anni, ha sorpreso la “santa alleanza” tutta schierata acriticamente pro Israele: Partito Democratico compreso, fatto che sta creando alcuni malumori soprattutto nella base. Certo Hamas è una organizzazione paramilitare islamista dai programmi e metodi più che discutibili, ma non tutti i palestinesi sono seguaci di Hamas, così come non tutti gli israeliani appoggiano il governo Netanyahu. Insomma come iperbole possiamo dire che i capi di Hamas stanno ai civili palestinesi, come i civili israeliani stanno al governo Netanyahu. Scandaloso è inoltre il modo con il quale soprattutto le televisioni stanno “coprendo” questa guerra, una comunicazione tutta a senso unico. Fra le poche voci che sono riuscite a rompere il muro di omertà mediatica c’è Moni Ovadia che in varie interviste rilanciate soprattutto sul web è stato chiarissimo ma soprattutto durissimo con Israele: “La politica di questo governo israeliano è il peggio del peggio. Non ha giustificazioni, è infame e senza pari. Vogliono cacciare i palestinesi da Gerusalemme est, ci provano in tutti i modi e con ogni sorta di trucco, di arbitrio, di manipolazione della legge. E’ una vessazione ininterrotta che ogni tanto fa esplodere la protesta dei palestinesi, che sono soverchiamente le vittime, perché poi muoiono loro, vengono massacrati loro”. “La politica di Israele è segregazionista, razzista, colonialista -scandisce l’attore, musicista e scrittore di origine ebraica- E la comunità internazionale è di una parzialità ripugnante. Tranne qualche rara eccezione, paesi come la Svezia e qualche paese sudamericano, non si ha lo sguardo per vedere che la condizione del popolo palestinese è quella del popolo più solo, più abbandonato che ci sia sulla terra perché tutti cedono al ricatto della strumentalizzazione infame della shoah”. Moni Ovadia spiega ancora meglio: “Tutto questo con lo sterminio degli ebrei non c’entra niente, è pura strumentalizzazione. Oggi Israele è uno stato potentissimo, armatissimo, che ha per alleati i paesi più potenti della terra e che appena fa una piccola protesta tutti i Paesi si prostrano, a partire dalla Germania con i suoi terrificanti sensi di colpa”. “Io sono ebreo, anch’io vengo da quel popolo -incalza l’artista- Ma la risposta all’orrore dello sterminio invece che quella di cercare a pace, la convivenza, l’accoglienza reciproca, è questa? Dove porta tutto questo? Il popolo palestinese esiste, che piaccia o non piaccia a Nethanyau. C’è una gente che ha diritto ad avere la propria terra e la propria dignità, e i bambini hanno diritto ad avere il loro futuro, e invece sono trattati come nemici”.
E sulle reazioni della comunità politica internazionale e in particolare dell’Italia, Ovadia è netto: “Ci sono israeliani coraggiosi che parlano, denunciano -affonda- Ma la comunità internazionale no, ad esempio l’Italia si nasconde dietro la sua pavidità, un colpo al cerchio e uno alla botte. Ci dovrebbe essere una posizione ferma, un boicottaggio, a cominciare dalle merci che gli israeliani producono in territori che non sono loro”. La pace “si fa fra eguali, non è un diktat come vorrebbero gli israeliani -conclude Moni Ovadia- Io non sono sul foglio paga di nessuno, rappresento me stesso e mi batto contro qualsiasi forma di oppressione, è il mio piccolo magistero. Sono con tutti quelli che patiscono soprusi, sopraffazioni e persecuzioni e questo me l’ha insegnato proprio la storia degli ebrei. Io sono molto ebreo, ma non sono per niente sionista”.