Udine: Dalla casa della contadinanza lanciato il guanto di sfida da Alberto Felice De Toni all’uscente Pietro Fontanini

La location per presentarsi alla città di Udine come candidato sindaco da parte dell’ex rettore Alberto Felice De Toni è stata una scelta certamente simbolica o almeno a noi piace pensarlo. La casa della contadinanza non è un posto qualsiasi,  l’edificio si trova in cima alla collina del castello nella spianata a nord  e forse non tutti lo sanno che  venne ricostruita nel 1931 nelle identiche forme progettuali e architettoniche con le quali sorgeva in via Rauscedo sempre nel capoluogo friulano quando l’edificio era la sede dell’istituto voluto dalla Serenissima per rappresentare le istanze del contado in contrapposizione con il parlamento della Patria del Friuli. Era la casa dell’opposizione si potrebbe dire e come detto sorgeva inizialmente, eravamo nel XVI secolo, fra Via Vittorio Veneto e Via Rauscedo nell’area oggi occupata dal palazzo della Posta Centrale. Venne demolita proprio per lasciar spazio a questa costruzione, ma ricostruita sul colle del castello appunto nel 1931. Come accennato era la sede ufficiale di uno dei sodalizi più particolari della “Patria del Friuli”, ovvero la Contadinanza. La Contadinanza era di fatto una sorta di sindacato di rappresentanza dei contadini friulani, che non avevano potuto aver voce in Parlamento, organo costituzionale del principato ecclesiastico-feudale di Aquileia. Una sorta di opposizione ante litteram  quindi che, sotto la protezione della Repubblica di Venezia incalzava il Parlamento, al fine di diventare una specie di “antidoto antifeudale”. Quindi volendo trovarci una certa assonanza con l’odierna realtà, il fatto che le forze che intendono scalzare il sindaco Pietro Fontanini dal suo scranno, si siano riunite per presentare forze in campo e programmi in quel luogo rende la sfida più interessante. Del resto è chiaro che Fontanini del capoluogo friulano vorrebbe fare, con un secondo mandato, il suo feudo personale, tanto da aver gestito la città in maniera chiusa e autoreferenziale, dichiarando senza vergogna di rappresentare non tutti i cittadini  ma solo quelli che l’hanno votato. Bene quindi ha fatto De Toni, il cui percorso per arrivare alla candidatura è stato uno slalom non semplice,  a dichiarare subito che lui, in caso di elezione sarà il sindaco di tutti gli udinesi e ascolterà le istanze di tutti, opposizione compresa. Al tavolo erano ben 10 le sigle fra partiti e movimenti rappresentate. Una ampia convergenza di forze tra liste civiche e autonomistiche, con il centrosinistra trainato dal Partito democratico e il Terzo Polo che in dissonanza dai livelli regionali, ha dichiarato la sua disponibilità a sostenere la candidatura dell’ex rettore con il centrosinistra. Assenti annunciati i pentastellati che, probabilmente per indicazione romana, preferiscono correre da soli. Ma al di là della presenza al tavolo, interessante è stata la presentazione del “decalogo” di De Toni dal titolo pragmatico: “Il mio progetto per la città di Udine”. Dopo aver ringraziato tutti per il sostegno alla candidatura De Toni ha snocciolato i suo 10 punti partendo dall’analisi della candidature stessa:

1. Una candidatura civica di scopo.
La mia intende essere una candidatura di scopo, ovvero quello del rilancio di Udine e del Friuli
Il claim è semplice: il Friuli riparte da Udine
È una candidatura civica, basata su una larga convergenza di forze oggi qui rappresentate.
Liste civiche e autonomistiche tra cui
1. Progetto Innovare (Federico Pirone)
2. Siamo Udine (Lorenzo Patti)
3. Patto per l’Autonomia (Stefania Garlatti-Costa)
Partiti nazionali e regionali tra cui:
1. Il Terzo Polo – Italia sul Serio
Italia Viva (Andrea Zini)
Azione (Nicola Turello)
2. Il Partito Democratico (Alessandro Venanzi)
3. Cittadini per il Presidente (Michela Del Piero)
Gruppi politici e associazioni culturali della città tra cui
1. PSI (Andrea Castiglione)
2. Costruire Futuro (Daniela Vismara)
3. Coesis (Alessandro Tesolat)

L’alleanza di questi 10 soggetti, che qui mi onoro di rappresentare, e che potremmo denominare – Coalizione per Udine e per il Friuli – è quindi composta da tre diverse classi di forze politiche:
liste civiche e autonomistiche;
il centro liberal-democratico-riformista (Terzo Polo);
il centro-sinistra (Partito Democratico).

È una coalizione a tridente che rappresenta l’attuale stato dell’arte della convergenza fin qui realizzata. Ma che è aperta al contributo di tutte le altre forze che non si riconoscono nella maggioranza del sindaco uscente prof. Pietro Fontanini.

Non poniamo veti di natura ideologica sulla composizione della coalizione che quindi è aperta a quanti vorranno convergere sulla base della costruzione del programma.

2. La costruzione partecipata del programma
Il programma verrà definito in una decina di incontri pubblici a tema da gennaio fino a metà marzo per arrivare pronti all’appuntamento elettorale di aprile o maggio, con tavole rotonde, animatori e rapporter.

C’è la necessità di un dialogo con il maggior numero di soggetti, consapevoli però che gli interlocutori privilegiati saranno i cittadini che non vengono ascoltati come meritano.
3. Una candidatura emersa dal basso
È un primo valore aggiunto. La candidatura a Sindaco nasce dal basso in forma autonoma e libera con la spinta/adesione di singoli cittadini, del mondo associativo, di liste civiche e dei partiti tradizionali, senza alcun condizionamento a livelli della politica regionale o nazionale, della serie “No Visitors”.

Un’esperienza che si sta trasformando in un laboratorio originale, tuttora in divenire, dove le adesioni trovano il loro collante nel merito e nei contenuti e non sono ascrivibili a perimetri politici precostituiti, andando oltre le mura di un bipolarismo che in Italia non è decollato e che è stato superato anche nelle ultime elezioni politiche.

La Città prima di tutto, i bisogni, le paure, le prospettive dei suoi cittadini e la sensibilità politica con cui sapremo affrontare la sfida per un futuro migliore sono il nostro perimetro ideale in cui vogliamo che tutti i cittadini si possano riconoscere.

Ribadisco: la mia candidatura nasce dal basso, nasce da Udine e per Udine e vuole crescere con Udine: sarò sindaco di tutti i cittadini, anche di coloro che non voteranno e non mi voteranno.

4. Una candidatura che nasce dalla gratitudine per Udine e per il Friuli
È un secondo valore aggiunto. La candidatura a Sindaco nasce dalla gratitudine che devo a Udine ed al Friuli per tutto ciò che hanno saputo darmi in questa quasi quarantennale esperienza di vita vissuta.

È con una profonda convinzione che intendo mettere a disposizione di Udine e del territorio friulano la passione, l’esperienza, e le competenze acquisite nella guida di realtà complesse come l’Università di Udine prima e la rete delle Università Italiane poi. Con questo spirito e in questa prospettiva ho maturato esperienze gestionali e amministrative come Presidente di Agemont, Presidente di Telefriuli, Presidente della Fondazione della Conferenza dei Rettori delle Università italiane, Presidente dell’Organo di Valutazione dell’Istituto Superiore di Sanità, Vice Presidente di Friuli Innovazione e Vice Presidente di Area Science Park e lanciato a suo tempo “Cantiere Friuli.

Una candidatura quindi figlia di questo percorso che non vedrà un uomo solo al comando, ma anzi che intende far parte di una squadra coesa, forte e competente per attuare un’azione politico-amministrativa partecipata.

5. Interpretazione del ruolo del sindaco: da conduttore a costruttore
Intendo interpretare il ruolo del sindaco non tanto come un conduttore alla meta, quanto piuttosto come un costruttore di contesti, un facilitatore, per fare in modo che tutti i soggetti economici, sociali, culturali e politici del territorio possano esprimersi al meglio.

Dobbiamo fare appello all’intelligenza distribuita del territorio, ingaggiarla, motivarla e mobilitarla per il bene comune.

La cosa fondamentale è riaccendere la fiducia e l’orgoglio del sentirsi parte di un territorio. E innescare circoli virtuosi di motivazione, partecipazione, impegno e produzione economico-sociale.

6. Udine capitale del Friuli
Vorrei che Udine tornasse ad essere la capitale del Friuli. Ma non lo dico io, è la vocazione e la storia della città a dirlo.

Capitale non vuol dire (se non per alcuni) capitale dello Stato friulano, ma “caput” cioè testa che pensa al Friuli, al suo beneficio. Non è mia intenzione proporre un Friuli regione Udine centrica; tuttavia sento che oggi c’è bisogno che l’identità friulana si faccia moderna riuscendo a essere sede di un disegno condiviso per tutto il territorio friulano. Meglio, per i territori friulani, dalla montagna al mare.

Dobbiamo valorizzare l’ingenium originale del popolo friulano e innescare la fiamma del Risorgimento di un Friuli con Udine capitale e non solo capoluogo.

Per riuscirsi bisogna essere inclusivi e creare contesti in modo tale che anche gli altri territori vedano e sentano Udine come un polo attrattore capace di creare valore sostenibile economico, sociale e politico in una logica di vantaggio comune

7. Udine città Mitteleuropea
Penso a una città più europea. Nel Friuli si parla italiano, friulano, sloveno e tedesco: chi più di noi può essere più europeo?

Con l’università nel 2017 ho organizzato il G7 University portando per un giorno l’ateneo friulano nel tetto del mondo con decine di università provenienti da Stati Uniti, Canada, Giappone, Regno Unito Francia, Germania e Italia.

Perchè non riprovarci con la città di Udine? Diamo una chance a Udine e al Friuli.

8. Alcuni temi su cui confrontarsi con i cittadini

Sicurezza – Borgo stazione
Raccolta Rifiuti
Rivisitazione della Città dal punto di vista urbanistico
Rivitalizzazione dei quartieri
Welfare
Trasporti, energia e verde
Ciclabili “Respira sei in Trentino” dice una famosa pubblicità promozionale del turismo in Trentino. Ne immagino un’altra: “Pedala, sei in Friuli”. Ciclabili cercasi.

9. Possibili progetti di qualificazione e sviluppo della città

L’Ospedale Misericordia di Udine è il più grande della regione. Oggi la situazione di notevole difficoltà mi preoccupa molto perché i cittadini vivono lunghe liste di attesa, disagi ecc.
Friuli Unidoc: eccellenze agroalimentari
Mandi Casa: comparto dell’arredo e dell’abitare a Udine e in Friuli
Valore all’associazionismo sportivo, in relazione con il professionismo.

10. Un progetto per la conoscenza come motore di equità e di sviluppo
La qualità della vita in città si pone a un discreto livello in generale, ma per tante persone non è così: esistono disuguaglianze tra le persone e tra aree territoriali sul piano dell’accesso ai servizi, alla mobilità, al welfare, alle condizioni di vita rispetto al lavoro o all’abitazione, alla manutenzione delle strade sulle quali dovremo agire.

Occorre prevenire le disuguaglianze che sono cresciute anche in città, occorre agire per ridurre il disagio educativo: agire sull’acquisizione dei saperi può contribuirvi in modo determinante.

E bisogna farlo a partire dall’inizio, dai nidi alle scuole dell’infanzia, fino all’università. E non si tratta solo di luoghi, ma di far diventare protagonisti di questa lotta alle disuguaglianze tutti gli operatori, tutti gli insegnanti.

Conclusioni

Udine e il Friuli si sono impoveriti, sono meno attrattivi e poco inclusivi.
Abbiamo bisogno di un programma sorretto da una visione che restituisca alla città la sua funzione e il suo ruolo oggi indubbiamente marginali nel contesto regionale.
Udine può diventare un grande laboratorio per la qualità della vita delle persone, ha la capacità e le risorse per farlo.
Il Comune può essere un comune innovatore. Il Comune può diventare una agenzia di innovazione civile, sociale ed economica.