Udine, l’impatto economico della guerra fredda e la crisi energetica al centro di un forum internazionale

Tommaso Piffer

Dopo la lezione magistrale dell’analista Mark Kramer, Direttore del Centro Studi sulla Guerra Fredda di Harvard University, intervenuto in apertura dei lavori nella serata di giovedì 9 marzo, entra nel vivo domani, venerdì 10 marzo, a Udine, il Forum internazionale “Terre di confine: dalla Guerra fredda ai conflitti del nostro tempo”, promosso dalla Associazione Friuli Storia con le Università di Udine e di Harvard, organizzato con il contributo e la collaborazione della Regione Friuli Venezia Giulia, della Fondazione Friuli, della Fondazione Cassa di risparmio di Gorizia e del Comune di Udine, in collaborazione con la RAI, mediapartner la sede RAI Friuli Venezia Giulia, Fino all’11 marzo, a Udine e Gorizia, città strategiche degli anni della Guerra fredda, sarà attivo un think tank di una quarantina di studiosi di tutto il mondo, e dagli interventi del Forum nascerà una pubblicazione sul ruolo strategico delle “Terre di confine”, dalla Guerra fredda ad oggi. Spiega il docente di Storia contemporanea dell’Università di Udine Tommaso Piffer, che firma la direzione scientifica del Forum: «la tre giorni di Udine e Gorizia apre uno sguardo retrospettivo sulle Terre di confine nell’Europa centro-orientale, ma anche nella vasta area eurasiatica, e va alle radici dei conflitti che stiamo attraversando. Siamo lieti che questa iniziativa sigli la nuova partnership fra Friuli Storia, le Università di Udine e quella di Harvard, con il suo Centro Studi sulla Guerra fredda: una collaborazione progettata sul medio e lungo termine come un ponte di studio e ricerca. Con questo progetto il territorio si candida quale capitale della storia contemporanea a livello internazionale».

Domani, venerdì 10 marzo, a Udine dalle 9.45 – a porte chiuse per il pubblico – il Forum esaminerà la Guerra fredda e la vita nelle terre di confine, ma anche gli episodi e accadimenti “attraverso” i confini. Si parlerà del territorio italiano di nord-est, tema della relazione di Tina Ivnik sull’area delle Valli del Natisone, e degli incidenti lungo il confine fra Austria, Ungheria e Cecoslovacchia (Philipp Lesiak e Sabine Nachbaur), fra Austria e Yugoslavia (Dieter Bacher); si parlerà anche delle minoranze russe in Corea (Timothy Webster) e di quello che succedeva attraverso i confini: varcati da contrabbandieri, spie o prostitute (Zsolt Nagy) o nel caso di rifugiati politici (Robert Nelson) o ancora di accordi sulle politiche migratorie, come nel ‘75 per iniziativa della Germania Occidentale (Stefanie Woodard).

Un focus speciale sarà dedicato, nel pomeriggio di domani, all’impatto economico della Guerra fredda, analizzato negli interventi degli analisti Taylor Zajicek, Peter Svik, Lorenz Lüthi e della ricercatrice Anna Maria Scognamiglio: quest’ultima focalizzerà su un contesto di estrema attualità, le origini della cronica dipendenza dell’Europa occidentale, in particolare della Germania, da fonti energetiche russe.

Sabato 11 marzo, a suggellare il Forum con l’intervento conclusivo, ricongiungendo analisi storica e fatti dei nostri giorni, sarà ancora un accademico di Harvard, lo storico Charles S. Maier. Dalla storia alla geopolitica, quindi, per decodificare gli scenari del nostro tempo, mentre prosegue sempre più drammaticamente la Guerra in Ucraina.