Una città diversa e migliore: Appello degli operatori del terzo settore all’incontro del Patto per l’Autonomia

Immaginare e lavorare per una città diversa e migliore, più a misura di persona. Lo hanno chiesto con forza operatrici e operatori del terzo settore intervenuti all’incontro “Verso una città inclusiva”, organizzato dal Patto per l’Autonomia, che, ieri (19 maggio, ndr), ha raccolto al Visionario di Udine un pubblico attento e numeroso. Molto – è stato detto – va fatto per il contrasto alle diseguaglianze. Troppi i punti di crisi del welfare locale di cui deve farsi carico la prossima amministrazione comunale: dalla distanza tra bisogni emergenti e risorse pubbliche disponibili alla insufficiente capacità di accogliere le nuove emergenze sociali. Un impegno non più procrastinabile: per garantire una maggiore qualità della vita, una città ha bisogno di una amministrazione che si prenda cura di tutte le persone, che non lasci indietro nessuno, capace di assicurare a tutte le sue cittadine e cittadini l’accesso alla casa, allo sport, all’istruzione, nella consapevolezza che il contrasto alle diseguaglianze è un elemento imprescindibile per qualsiasi progetto di cambiamento positivo per la città. Un obiettivo al quale dovrà lavorare, fin da subito, la prossima amministrazione. E che, dunque, presuppone, oggi, un lavoro di coinvolgimento delle risorse migliori della società civile cittadina per tracciare un percorso in vista delle prossime elezioni. «Siamo convinti che sia indispensabile costruire un’alternativa all’attuale amministrazione comunale, che si sta dimostrando non all’altezza della situazione – ha affermato il segretario e consigliere regionale del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo –: in una fase storica in cui ci sono grandi risorse a disposizione, Udine è stata messa ai margini delle direttrici di sviluppo regionale e con lei tutto il Friuli. Serve quindi un cambio radicale di prospettiva. Crediamo anche che il punto di partenza debba essere l’apertura di un confronto vero, plurale e diretto con chi dentro la città rappresenta le migliori energie delle società: i partiti non possono essere autoreferenziali, la visione di città che vogliamo deve essere costruita in modo partecipato, assieme alle persone, alle associazioni, ai rappresentanti del mondo della cultura, dell’economia cittadina. Noi non abbiamo preclusioni a discutere con tutti coloro che vogliono partecipare a questo percorso, purché ci sia la volontà di porsi in discontinuità rispetto all’attuale amministrazione e non ci siano imposizioni su candidature o personalismi: prima vengono i contenuti e i progetti, poi tutto il resto», ha concluso Moretuzzo. Nel corso dell’incontro al Visionario, che è stato introdotto da Chiara Targhetta della Comunità di Udine del Patto per l’Autonomia, tante le proposte emerse. «C’è in generale una incapacità di lettura della complessità. Chi si impegna per il bene comune, come fa chi si candida ad amministrare, deve cambiare il modo di parlare della diversità, del disagio», ha detto Antonella Nonino, operatrice di Vicini di casa, che ha proposto di lavorare sulla residenzialità pubblica, di «dare una identità diversa ai tanti immobili di proprietà delle amministrazioni che potrebbero diventare maggiormente protagonisti di una filiera dell’abitare». Da parte sua, Mery Pagliarini, presidente dell’Associazione giovanile Get Up, sulla base della sua esperienza nella scuola, ha evidenziato la necessità di lavorare per «una scuola nuova, accessibile e aperta, negli spazi e nei tempi; diffusa, con insegnamento sul territorio; osmotica, che si faccia cioè contaminare dal di fuori per introdurre competenze di cui non dispone». Forte anche l’appello a «fare rete tra i tanti soggetti che operano sul territorio», lanciato da Paola Benini, presidente di Hattiva Lab Cooperativa sociale onlus e di Confcooperative Alpe Adria. «Spetta ai prossimi amministratori comunali rendere reale la rete, perché si possano concretamente intercettare le necessità e offrire soluzioni ai bisogni». Unica strada possibile anche per Alberto Andriola, presidente di ASD Zio Pino Baskin Udine e delegato Ente Italiano Sport Inclusivi del Friuli-Venezia Giulia, che ha richiamato alla responsabilità di mettersi in gioco, come persone e come gruppi, per condividere gli obiettivi, superando le frammentazioni esistenti.