Vertice di maggioranza del centrodestra Fvg sulle regole elettorali ancora senza accordo

Apparentemente dal vertice di maggioranza per le modifiche alla legge elettorale regionale è arrivata una fumata nera, in realtà probabilmente siamo al grigio perché il confronto sulla possibilità di allineare il voto di tutti i comuni al 2028 assieme alle elezioni regionali fa comodo a tanti ma non a tutti e pesano soprattutto le polemiche a livello nazionale tra Lega e Fratelli d’Italia non solo in relazione alla campagna elettorale per le europee, ma anche al risultato delle regionali in Sardegna mai così in bilico come oggi e che se dovessero vedere soccombere la candidatura di Paolo Truzzu fortemente voluto da Giorgia Meloni e mal digerita dalla Lega metterebbero più carburante alle pretese leghiste rispetto agli odierni equilibri.

Accordo in Fvg nel centrodestra ci sarebbe invece sull’abbassamento dal 50 al 40% della soglia di elezione al primo turno nei Comuni più grandi. Basti pensare che se fosse stata in vigore quella norma del 40% alle ultime comunale di Udine oggi avremmo una giunta guidata da Pietro Fontanini anziche da Felice De Toni, non una grande differenza, qualcuno dirà maliziosamente. Ma è innegabile che quella riduzione costringerebbe le forze politiche a minore frammentazione, cosa facile a dirsi e farsi nel destra-centro, dove l’obiettivo del potere è quello prevalente, contrariamente al centrosinistra dove prevalgono aspetti ideologici o presunti tali, quando non semplicemente la voglia di singoli personaggi di sgomitare, come proprio in Sardegna con il caso Renato Soru che potrebbe essere determinante in una sconfitta della candidata del centrosinistra Alessandra Todde.

Al quadro complessivo della diatriba in Fvg si aggiunge l’approvazione alla Camera di un emendamento presentato dalla Lega alla riforma dello statuto regionale che punta a limitare il ricorso al referendum confermativo in caso di modifica della legge elettorale. Già ieri i capigruppo di Pd, Patto per l’autonomia e gruppo misto avevano nuovamente denunciato quello che definiscono un golpe già in atto sulla legge elettorale regionale. A rincarare la dose oggi la segretaria regionale del Partito Democratico Caterina Conti secondo cui da destra in Fvg “è assalto a diligenza. La destra chiosa la Conti, non ha remore a piegare le regole del gioco agli interessi di partito o addirittura di singoli esponenti di partito. Non a caso sullo stesso tavolo si spartiscono nomine alle partecipate e norme elettorali sartoriali. Così si indebolisce l’autonomia regionale, ruolo del Consiglio regionale, spazi di partecipazione dei cittadini. Bene hanno fatto i gruppi consiliari d’opposizione a parlare di golpe, perché il metodo è quello”. Per la segretaria dem “modificare gli equilibri istituzionali per logiche interne alla maggioranza di centrodestra dà il senso della assoluta assenza di scrupoli che per primo il presidente Fedriga dimostra. Altro che leader moderato e equilibrato: semplicemente quando gli conviene indossa la maschera e nasconde la stessa faccia feroce di Salvini e Meloni”.