Autonomia differenziata: il referendum negato

La Corte Costituzionale ha depositato ieri, venerdì scorso 7 febbraio, la sentenza sull’inammissibilità del quesito referendario – Legge 26 giugno 2024, n. 86, “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Cost., come risultante a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 192/2024″.

I Comitati per il Ritiro di ogni Autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti esprimono un profondo disappunto nel leggere le motivazioni della sentenza della Corte, in particolare laddove giudica incomprensibile per gli elettori il quesito abrogativo della Legge 86/2024, appositamente riformulato con riferimento alla sentenza 192/2024 della stessa Consulta.

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 12 dicembre 2024, aveva invece ritenuto perfettamente legittimo il quesito, rafforzando così il nostro convincimento sulla sua solidità.
Il quesito, invece, viene ora valutato come “privo di chiarezza quanto alla sua finalità” ed il suo oggetto viene a sua volta ritenuto “oscuro”.

Lascia inoltre interdetti il giudizio sulle intenzioni vere o presunte del Comitato, circa la sua volontà di colpire indirettamente l’articolo 116 c. 3 Cost., con il rischio – dice la Corte – che il quesito “si risolva in altro: nel far esercitare un’opzione popolare non già su una legge ordinaria modificata da una sentenza di questa Corte, ma a favore o contro il regionalismo differenziato.”

Questa intenzione non è mai stata sottesa alla nostra campagna referendaria che è stata sempre ed esplicitamente portata avanti nei confronti della cd. Legge Calderoli, senza nessun altro obiettivo non dichiarato. Tant’è vero che i Comitati No Ad avevano già in precedenza presentato un disegno di legge costituzionale per l’abrogazione del 116 c.3 Costituzione. Del resto, la stessa Legge 86/24 include, nel suo titolo, il riferimento “all’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”. Il richiamo all’articolo costituzionale deriva dunque necessariamente dalla lettera della legge su cui è stato impedito al popolo di pronunciarsi.

Siamo consapevoli del fatto che l’eventuale abrogazione referendaria avrebbe sortito inevitabili ricadute politiche; esse sono tuttavia connesse alla nuova e finalmente consapevole percezione degli effetti destabilizzanti e iniqui prodotti dal regionalismo differenziato comunque insito nell’articolato residuale della Legge Calderoli.

Riteniamo infine di dover denunciare il paternalismo politico che ha caratterizzato la decisione della Consulta: il popolo sovrano è stato ritenuto non sufficientemente preparato per esprimersi su un quesito di semplicissima formulazione, efficace sintesi di una questione sicuramente complessa, di cui ormai l’opinione pubblica ha consapevolezza, grazie soprattutto alle innumerevoli iniziative attuate per contrastare l’autonomia differenziata fin dal 2018 e all’occasione di confronto, formazione e informazione che la campagna di raccolta firme ci ha fornito.
La mobilitazione continua!

Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica
Esecutivo nazionale NO AD dei Comitati contro qualunque autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti.