centrale idroelettrica sul fiume Piave. La Corte di Cassazione annulla una sentenza contraria al ricorso degli ambientalisti
Si è appreso solo in questi giorni, a ridosso della fatidica data del 4 Novembre, dell’avvenuto deposito di una sentenza con cui la Corte Suprema di Cassazione, riunitasi alla fine dello scorso settembre, ha annullato una decisione del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma che aveva negato un ricorso presentato dal Comitato Bellunese Acqua Bene Comune e dal WWF Italia assieme all’associazione Pescatori Dilettanti del Comelico e di Sappada, per la revoca di una delibera della Giunta Regionale del Veneto del 2013, che autorizzava la costruzione di una centrale idroelettrica sul fiume Piave, nel tratto compreso tra le sorgenti ed il borgo di Cima Sappada.
La vertenza era sorta ai tempi in cui Sappada apparteneva ancora alla Provincia di Belluno ed il progetto di utilizzazione delle acque del fiume era stato concesso e confermato nonostante il livello di qualità di queste ultime fosse stato classificato come “elevato”. Secondo la Direttiva Acque n. 60, approvata dalla Comunità Europea il 23 ottobre 2000, in casi del genere vanno invece escluse tutte quelle opere, come le derivazioni idroelettriche, che possono compromettere la qualità ambientale di un fiume. Si erano venuti così a fronteggiare, da una parte, i comitati e le associazioni ambientaliste bellunesi, che ricordavano come anche l’ARPA avesse indicato quel tratto del Piave come “sito di riferimento” e, dall’altra, la Regione Veneto ed il Comune di Sappada, favorevoli invece alla realizzazione dell’opera.
La decisione della Corte di Cassazione apre adesso la strada alla Regione Friuli Venezia Giulia, cui è passata nel frattempo la pratica, per riconsiderare la richiesta e garantire una reale tutela delle bellezze del fiume “sacro alla Patria”. Legambiente, che assieme al WWF del Friuli Venezia Giulia e a Lucia Ruffato, in rappresentanza del Comitato Bellunese Acqua Bene Comune, era intervenuta lo scorso anno presso gli uffici di Trieste, esprime soddisfazione per la sentenza e auspica ora che anche il progetto di derivazione del Piave nel tratto più a valle, che interesserebbe la famosa forra dell’Acquatona, venga definitivamente scongiurato.