Che la festa del Friuli ci faccia riflettere e ci ridia la forza di credere nel prossimo e nel senso di comunità
Tre aprile, la festa per eccellenza del sentimento d’amore friulano per la propria terra. In questa giornata ci sentiamo tutti un po’ più patriottici, amanti del nostro territorio e uniti come popolo. Ma questo sentimento tende a scemare alla mezzanotte, come una Cenerentola, per ripresentarsi solo l’anno successivo. In questo lasso di tempo torniamo ad essere sempre più isolati, meno attenti ai problemi ambientali e sociali della nostra Regione. Una terra, un’ambiente che ogni giorno di più chiede aiuto, soffocati dall’egoismo e dalla crescente indifferenza.
Ormai sono acclarate, palesi le violenze quotidiane a cui è sottoposta la nostra società e il nostro territorio.
Danni ambientali come l’abbandono di rifiuti, scarichi illeciti, depuratori che non funzionano, discariche abusive, avvelenamento delle falde, cementificazione selvaggia (nuovi centri commerciali, strade deleterie che non ho paura a definire ecomostri come il tratto “San Vito-Nogaredo” del progetto Palmanova-Manzano). Danni sociali come il lavoro che diventa sempre più precario e mal pagato, dove si investe senza una progettualità sulle nuove tecnologie, sulla digitalizzazione e sui green Jobs condannando i nostri figli ad una vita da precari, senza un futuro che potrebbero avere se sapessimo gestire bene la cosa pubblica indirizzando gli investimenti nella quarta rivoluzione industriale.
La questione immigrazione che ha dimostrato l’ipocrisia del Sovranismo e loro assenza di argomenti. Dove se sei bianco ed europeo come gli ucraini allora (giustamente) hai diritto ad essere aiutato, ma se sei solo un po’ più scuro o credi in un dio diverso per te le porte si chiudono ai confini ( strazianti le immagini al confine della Croazia, ma non solo) o, nel migliore dei casi, si aprono quelle dei gulag nostrani che chiamiamo cpr. Molte le azioni di protesta da parte di comitati e associazioni, spesso lasciate sole ed inascoltate (quando non ostacolate) dalla politica. Ma tutto questo non basta più (ammesso sia mai bastato). Dobbiamo fare un passo in avanti, dobbiamo iniziare anche responsabilizzarci come cittadini. Prima di tutto attuando sempre comportamenti responsabili e rispettosi dell’ambiente e del sociale ben consci che la terra non è nostra e che la giustizia ambientale senza giustizia sociale è solo Giardinaggio. Ma anche avendo sempre occhio vigile sul territorio, denunciando eventuali abusi e smettendola con l’atteggiamento di omertà. Aiutiamoci ad aiutarci. Ma soprattutto scegliendo dei degni rappresentanti che sappiano rimettere sui giusti binari il nostro paese favorendo il benessere sociale all’interesse privato con una visione politica alternativa a quella sovranista che ci vuole tutti divisi e in conflitto tra noi. Ricostruiamo il senso di comunità che stiamo perdendo inseguendo un soddisfacimento individuale che alla fine, anche se raggiunto, ci fa sentire solo più soli, insoddisfatti. Perché salvare il didietro a un inquinatore o peggio un criminale non è nobile, non è motivo di orgoglio. Perché vuol dire favorire l’egoismo, l’arroganza a scapito di chi non può (ancora) difendersi: i fragili e le future generazioni. La terra su cui poggiamo i piedi, su cui faticosamente costruiamo i nostri progetti e la nostra vita ci è stata data in prestito dalle vecchie generazioni e dobbiamo restituirla alle nuove generazioni in condizioni migliori di come ci è stata consegnata. Questo è il vero amore per il Friuli. Buon 3 aprile a tutti e a tutte e che questa festa ci possa far riflettere e ci ridia la forza di credere nel prossimo, nel senso di comunità. Perché ognuno di noi assieme agli altri è molto di più di se stesso. Daniele Andrian, co- portavoce di Europa verde-i verdi Fvg