Comunali di Udine: il centro sinistra si presenta spaccato in due. Presentata la lista Marchiol dopo quella di De Toni. Fontanini ringrazia

Presentata oggi a Udine la candidatura a sindaco del capoluogo friulano di Ivano Marchiol di Spazio Udine, assieme alle componenti che hanno deciso di salire sul suo “carro” che, legittimamente, sperano diventi del vincitore. Tutti hanno raccontato del loro impegno alternativo per la città. Con Marchiol a dividere il “tavolo” ci sono l’avvocata Andreina Baruffini Gardini per Open Fvg, Domenico Liano del Movimento 5 Stelle e Anna Manfredi di Rifondazione comunista. Come era ovvio si sono sentite le parole antifascismo, femminismo, ambiente e l’immancabile “partecipazione” dal basso. Tutto bello, tutto come si attendeva il folto pubblico di sostenitori presenti al Vecchio Tram che ha ospitato l’evento, esattamente come, l’altrettanto folto pubblico, le ha viste snocciolare giorni fa alla Casa della Contadinanza dalle parole di Felice De Toni & c.  Stili diversi, ovviamente, ma sostanza sovrapponibile, quando parliamo di gestione progressista  di una città come Udine.   Peccato però, come avevamo del resto evidenziato proprio quando a presentarsi era stato De Toni, o ancora prima quando fervevano le discussioni nella galassia progressista, che ci tocchi, ancora una volta, registrare come le forze alternative a Fontanini, nelle troppo variegate pieghe, non siano riuscite ad esprimersi unitariamente, correndo il rischio concreto che l’attuale primo cittadino  possa ritrovarsi fra le mani, in maniera immeritata, la fascia tricolore per altri 5 anni. Il tutto magari al primo turno, complice anche la gran voglia di non voto che una sinistra divisa si porta sempre dietro. Vale la pena ricordare che se è vero che in democrazia non esiste il voto “utile”, è altrettanto vero che esiste quello inutile ed in molti, ormai, sono portati a pensarlo abbracciando l’astensionismo. Poco importa sapere di chi sono le maggiori responsabilità di questa situazione, ma in realtà troppe sono le presunte rendite di posizione, spesso personali, il prevalere di paletti ideologici che nulla hanno a che fare direttamente con la città, troppo il peso di personalismi e aggiungiamo di veri e propri stratificati  odi (speriamo solo politici) incrociati. Così ancora una volta si correrà il rischio, come già nel 2018, di lasciare la città in pasto a un ulteriore quinquennio di barbarie, tutta telecamere e immobilismo, dove perfino la vocazione emporiale della città ne è risultata mortificata in favore della grande distribuzione. Per non parlare della cultura, vera Cenerentola sulla quale, nella conferenza stampa odierna, non è stata pronunciata una parola efficace. Detto questo, se la candidatura Marchiol poteva essere una novità autenticamente civica, forse un errore è stato imbarcare altri soggetti partitici, in particolare quelli che nel corso della conferenza stampa hanno apostrofato con epiteti come “vecchiume” riferendosi alla coalizione “avversaria” nella stessa aria progressista, dimenticando di essere essi stessi non certo di primo pelo. M5s, Rifondazione comunista non sono certo novità, presenti nella politica da decenni, come non è stata una novità che nessuno, per dire il vero anche nell’altra coalizione , abbia brillato in questi 5 anni passati per essere una opposizione istituzionale degna di questo nome. Così mentre Pieri Fontanini ha visto spesso aprirsi praterie infinite al proprio agire, magari accaparrandosi meriti non propri, nessuno, o quasi, si è davvero impegnato per contrastarlo per davvero, fatta eccezione per la vicenda della pedonalizzazione di Via Mercatovecchio,  certo esempio virtuoso di opposizione dal basso, ma probabilmente difficilmente ripetibile e non certo attuabile come metodo di “governo” della città.  Certo, Ivano Marchiol, classe 1982, non è politico di professione ma certamente non è strategicamente sprovveduto, se non altro per la sua laurea in scienze diplomatiche. Del resto è risaputo che da tanto accarezza il suo progetto, tessendo una rete dalle maglie sempre più fitte e che promette essere ancora aperte. A lui si possono forse perdonare molte ingenuità, ma se il buongiorno si vede dal mattino, l’aver lasciato passare alcune “intemperanze” dei suoi compagni d’avventura fa sospettare che in campagna elettorale rischiamo di vederne delle belle. Marchiol, ma la nostra è ovviamente opinione giornalistica, avrebbe dovuto intervenire per correggere il tiro di alcune affermazioni dei propri sodali di coalizione, perchè invocando la partecipazione dal basso non si può volare alti e far marcare il territorio ad altri. Così lo scivolone sul “vecchiume”, che tanto ha ricordato i rottamati in salsa renziana, o quel “vera sinistra” piazzato con una leggera incertezza di voce alla fine di un ottimo discorso valoriale da Anna Manfredi di Rifondazione comunista  (facendo così intendere che gli altri sono fasulli) non sono stati momenti “alti” di nuova politica, ma esattamente il contrario di quanto questa candidatura voleva dimostrare. Prendiamoli come incidenti di percorso, del resto siamo certi che non vi era malafede, ma semplice tifo.