Dal Fvg la richiesta di stop alla privatizzazione dei servizi pubblici locali e alla mercificazione dei beni comuni
Premettendo che l’unanimismo spesso nasconde posizioni di facciata e che quindi occorrerà vigilare sull’effettiva attuazione di quanto deciso, è certamente una buona notizia che «Dal Friuli-Venezia Giulia arrivi una voce unanime contro il ddl concorrenza con la richiesta di stop alla privatizzazione dei servizi pubblici locali e alla mercificazione dei beni comuni» come contenuto in una mozione del Patto per l’Autonomia sottoscritta da tutti i Gruppi Consiliari. Fermare l’attacco ai servizi pubblici locali contenuto nel disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 è infatti quanto hanno chiesto i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli in una mozione rivolta alla Giunta Fedriga e che è stata condivisa da tutti i Gruppi Consiliari, che hanno apposto la firma al testo, poi oggi 1 febbraio votato all’unanimità oggi dall’Aula. In particolare, la mozione impegna l’esecutivo regionale ad agire con tempestività, utilizzando tutte le sedi di raccordo istituzionale con lo Stato a disposizione, affinché nel disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 venga stralciato l’articolo 6, quello che delega il Governo ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un decreto legislativo di riordino della materia dei servizi pubblici locali. «In questa prospettiva, le attività di interesse generale il cui svolgimento è necessario per soddisfare le esigenze delle comunità locali sono individuate a livello statale, mettendo in discussione le prerogative degli enti locali rispetto alla gestione dei servizi pubblici locali e alla tutela dei diritti ad essi collegati», osserva il capogruppo Moretuzzo, che vede nell’articolo 6 un attacco frontale ai servizi pubblici locali la cui gestione da parte dei Comuni – l’istituzione più vicina alle esigenze della popolazione – è indicata, nel complesso, come straordinaria e residuale, mentre l’affidamento al mercato rappresenterebbe, secondo questa logica, la normalità per la gestione dei servizi locali. «I criteri direttivi individuati aprono di fatto ad incentivi e sistemi premianti per la costituzione di società multiservizi nell’ambito dei servizi pubblici a rilevanza economica e costringono gli enti locali gestori di servizi pubblici locali a iter burocratici che rischiano di risultare un ulteriore pesante aggravio amministrativo, specialmente se di ridotte dimensioni e in mancanza del numero sufficiente di professionalità amministrative». «La crisi pandemica – ricorda Moretuzzo – ha posto la necessità di ripensare con urgenza e tempestività il modello sociale, a partire da una nuova centralità dei territori come luoghi primari di protezione dei beni comuni e di realizzazione di politiche orientate alla transizione ecologica e alla giustizia sociale, e dei Comuni in particolare come garanti dei diritti e della democrazia di prossimità. Le disposizioni dell’articolo 6 rappresentano un attacco ai beni comuni, in particolare all’acqua gestita attraverso il servizio idrico integrato, e quindi ai diritti delle persone e delle comunità, spingendo di fatto verso un’indubbia e feroce privatizzazione di tutti i servizi pubblici comunali. Non si dimentichi che, al referendum del 2011, 27 milioni di cittadine e cittadini italiani hanno espresso netta contrarietà alla privatizzazione dei servizi pubblici locali e per la sottrazione degli stessi, a partire dall’acqua, dalle dinamiche di profitto perché ritenuti beni essenziali», continua il capogruppo del Patto per l’Autonomia, promotore, con il collega Giampaolo Bidoli, della mozione, approvata oltre due anni fa, con la quale si impegnava la Giunta regionale ad adottare la tutela dei beni comuni come uno dei principi ispiratori generali di tutte le politiche pubbliche regionali, favorendo la loro gestione pubblica e fruizione collettiva, con il coinvolgimento diretto delle comunità nella gestione di beni e utilità. Anche alla luce di questo impegno chiaro, Moretuzzo ha sollecitato l’esecutivo regionale a mobilitarsi per il ritiro immediato di quanto contenuto nell’articolo 6 del ddl concorrenza e per il rilancio della difesa dei beni comuni e della gestione pubblica dei servizi: un intervento necessario e urgente tanto più che «lo Statuto speciale della Regione prevede la potestà legislativa in merito alla disciplina dei servizi pubblici di interesse regionale ed assunzione di tali servizi».