Hantavirus, la febbre dei topi questa sconosciuta… o quasi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo  una valutazione sul recentissimo allarme legato alla cosiddetta “febbre dei topi”, causata dagli Hantavirus  che ci ha trasmesso il dott Fulvio Zorzut
già direttore SC igiene Sanità Pubblica ASS Triestina,  Medico Epidemiologo, Specialista in Igiene e Medicina Preventiva.

E’ di questi giorni, scrive Zorzut,  l’allarme mediatico relativo alla presenza della cosiddetta “febbre del topo” che si potrebbe contrarre sull’altipiano carsico o friulano.
Non è una novità il problema, già apparso nel 2002 e nel 2012, interessa abitualmente la Slovenia e la Croazia ed è probabilmente legato alla periodica elevata intensità riproduttiva dei topi stessi, che è sottoposta a forte variabilità annuale.
Si tratta di un infezione causata da virus appartenenti alla famiglia degli Hantavirus.
Serbatoi e sorgenti dell’infezione sono i roditori selvatici e domestici. Il serbatoio animale caratterizza le infezioni da Hantavirus come tipiche zoonosi.
Le infezioni da Hantavirus producono, sul piano clinico, un gruppo eterogeneo di malattie ad esordio acuto.
Nella forma “classica” queste sono caratterizzate da febbre, cefalea, dolori addominali e lombari, fotofobia e dopo tre-cinque giorni compare una sindrome renale con proteinuria, seguita da ipotensione, emorragie multiple o una sindrome polmonare e nei casi più gravi ed estremamente rari, coma. Il quadro clinico non sembra possa essere confuso con il Covid anche perchè una anamnesi accurata fa emergere il consumo di vegetali raccolti liberamente oppure escursioni.
La letalità varia dallo 0,5% delle forme miti, al 15 % delle forme gravi non trattate.
I roditori selvatici disseminano il virus nell’ambiente per mezzo dei loro escreti (urine, feci, saliva).
Una volta infettati, i roditori eliminano il virus per tutto l’arco della vita.
L’uomo rappresenta un ospite accidentale di questi agenti virali, e può infettarsi in seguito all’inalazione o il contatto con l’urina, gli escrementi o la saliva di un vettore animale infettato oppure in seguito all’ingestione di alimenti contaminati, prevalentemente frutta e verdura non sufficientemente lavata.
Periodo di incubazione
Il periodo di incubazione può variare da pochi giorni ad alcuni mesi, ma nella maggioranza dei casi è di 2-4 settimane.
Periodo di contagiosità
A parte circostanze eccezionali, gli Hantavirus non vengono trasmessi da persona a persona. Questo ovviamente è fondamentale nel contenere il contagio interumano

Come si prevengono
Le misure preventive si basano soprattutto sul controllo della popolazione murina, in quanto i roditori selvatici (topi di campagna) costituiscono il serbatoio e la sorgente di infezione per l’uomo.
In buona sostanza bisogna consigliare di lavare con la massima accuratezza gli asparagi selvatici se la stagione è quella giusta e tutti gli altri vegetali che vengono raccolti durante le escursioni applicando la stessa accuratezza anche sui prodotti dell’orto di casa. Non esiste una vaccinazione.
Si ricorda che la cottura è sempre e comunque risolutiva.
E’ necessario evitare di raccogliere asparagi selvatici nelle prossimità delle condutture e canali di scolo, dove maggiore può essere la presenza delle colonie murine.
In conclusione
Per la maggior parte degli escursionisti, il rischio di contrarre un’infezione da Hantavirus è basso. Tuttavia, esiste un potenziale rischio in qualsiasi ambiente in cui è presente un gran numero di roditori, aggravato da tutte quelle condizioni che ne agevolano il contatto. Viaggiatori, escursionisti e campeggiatori devono prendere precauzioni per tenere lontani i roditori da tende, alloggi o orti privati, oltre a proteggere tutti gli alimenti dalla contaminazione. Gli asparagi selvatici i cosiddetti “bruscandoli” se la stagione lo consente, possono e potranno essere mangiati normalmente ma bisogna prima lavarli accuratamente e quindi cuocerli a fondo.