“I Combattenti per l’Acqua” a Socchieve (Ud) un incontro segnato dall’amicizia tra Friuli e Bolivia

E’ stato davvero un incontro significativo, contrassegnato da reciproca ammirazione ed amicizia, quello che si è svolto sabato scorso, 10 maggio, a Socchieve, nell’ambito del Festival Vicino/Lontano.
Protagonisti, da un lato, due graditi ospiti boliviani: Oscar Olivera, ex sindacalista, noto a livello internazionale per aver guidato nel 2000 la storica “guerra dell’acqua” di Cochabamba e Nelly Perez Costana, giornalista e attivista della Fundacion Abril, impegnata nella valorizzazione dei saperi del popolo indigeno quechua. Dall’altro, Franceschino Barazzutti, già Sindaco di Cavazzo e Consigliere Regionale negli anni del Terremoto, fondatore del Comitato Popolare per la Tutela delle Acque del Bacino Montano del Tagliamento, essenziale punto di riferimento delle lotte in difesa dell’ambiente e della montagna.
A suggerire al Ce.V.I. (Centro di Volontariato Internazionale) di Udine, l’idea ed il titolo dell’iniziativa – Bolivia, Friuli: i guerrieri dell’acqua – sono stati proprio le biografie dei relatori e l’importanza che in entrambi questi luoghi, pur distanti migliaia di chilometri, ricopre l’acqua e la gestione di questa fondamentale risorsa.
Olivera e Perez Costana hanno ricordato le vicende che scatenarono venticinque anni fa la protesta del popolo boliviano contro la decisione del governo di privatizzare integralmente il sistema idrico ed i servizi igienico-sanitari di Cochabamba, la terza città del paese. Passata nelle mani di un consorzio privato multinazionale, i prezzi di questa risorsa aumentarono del 200%, colpendo in particolare le classi sociali più povere. Per una popolazione già segnata dalla disoccupazione e con un salario minimo inferiore ai 100 dollari mensili, le nuove tariffe erano insostenibili, andando ad impattare sul 22-27% della media retribuzione mensile. A ciò si aggiunse una nuova legislazione che determinò l’ulteriore erosione dei diritti della comunità locale nei confronti delle proprie risorse idriche. Come ha ricordato Olivera, anche l’acqua che cadeva dal cielo, sotto forma di pioggia, era diventata di proprietà del consorzio: una merce e non un “bene” indispensabile, che doveva essere garantito per la vita di tutti. Nel febbraio del 2000 le proteste scoppiarono così spontaneamente, spingendo la popolazione di Cochabamba ad una rivolta, nella quale un ruolo fondamentale fu svolto proprio dalle donne.
Nonostante il carattere pacifico, la polizia reagì con durezza e la violenza si diffuse velocemente. Alla fine della prima fase di protesta, sul campo rimasero 175 feriti. Dopo una sosta, nell’aprile le manifestazioni ripresero grazie alla spinta degli agricoltori. Le reazioni delle autorità furono molto decise: fu proclamato lo stato di assedio e introdotte nuove misure coercitive. Vittima di queste misure fu un ragazzo di 17 anni, ucciso per un colpo di pistola alla testa. Questa fase di scontri si risolse però in favore dei manifestanti. Alla fine di aprile del 2000, il governo Boliviano annunciò l’intenzione di denunciare l’accordo con il consorzio Aguas del Tunari, affermando di voler anche abolire la legge sulla privatizzazione. In realtà, la questione di Cochabamba proseguì ancora per qualche anno. I manifestanti avevano sicuramente imposto il proprio programma, ma il consorzio internazionale aveva rifiutato di andarsene dal paese e aveva citato il governo boliviano in giudizio. Il contenzioso si risolse solo nel 2006, quando Bechtel (una delle più grandi società per azioni a livello mondiale di infrastrutture) annunciò che il consorzio rinunciava all’azione legale.
Franceschino Barazzutti, da parte sua, ha sottolineato con un documentato intervento i molti punti che ci avvicinano alle battaglie combattute in Bolivia. Anche da noi le acque del Tagliamento e dei suoi affluenti sono state consegnate dal regime fascista nelle mani di una grande società privata – la SADE del conte Volpi di Misurata, nominato Ministro delle Finanze proprio da Mussolini – che ha ottenuto la possibilità di agire in regime di monopolio, mentre venivano tolte di mezzo o addomesticate tutte quelle realtà concorrenti, come l’Ente Autonomo Forze Idrauliche del Friuli e le istituzioni delle Cooperative Carniche, che propugnavano un controllo e una gestione pubblica delle risorse idriche, a beneficio dei territori coinvolti e delle comunità locali.
Le conseguenze di questa scelta hanno determinato uno sfruttamento indiscriminato delle nostre acque, i cui effetti – desertificazione di decine di chilometri di alvei, scomparsa di sorgenti, abbassamento della falda freatica con cedimenti del terreno, stravolgimento del Lago di Cavazzo a causa dell’inquinamento termico e dell’apporto di fango e limo, etc. – pesano ancora oggi, non solo dal punto di vista ambientale e paesaggistico, ma anche da quello socio-economico. Non a caso Barazzutti ha richiamato e invitato a seguire l’esempio delle Province Autonome di Trento e Bolzano, che, grazie alla creazione di apposite società pubbliche regionali, oggi possono devolvere importanti risorse finanziarie, derivanti dalla produzione idroelettrica, ai loro Comuni.
Un discorso non molto diverso, anche se non arriva certo alla situazione estrema verificatasi in Bolivia, riguarda la gestione delle acque che escono dai nostri rubinetti, che negli ultimi anni ha seguito una strada verso la concentrazione, allontanandosi dal controllo dei cittadini. Alla tradizionale e soddisfacente gestione degli acquedotti da parte dei singoli Comuni si è sostituita in montagna dapprima quella di Carniacque, poi assorbita dal C.A.F.C., al quale è probabile subentri, attraverso fusione, una più grossa società multi-utility con sede al di fuori della regione. Il risultato è stato un aggravamento dei costi, con conseguenze anche sulla qualità del servizio offerto agli utenti.
Dai due ospiti boliviani sono giunte parole di stima e amicizia, ma anche di incoraggiamento nei confronti di Barazzutti e delle associazioni ed i comitati impegnati in difesa dell’acqua pubblica e di un suo utilizzo plurimo e diversificato. Non si tratta di una battaglia in solitudine, perché in tutto il mondo sono migliaia le iniziative e le esperienze contro la mercificazione di questo bene essenziale. Olivera ha poi svelato un altro particolare che lega Cochabamba alla Carnia: la figura di Monsignor Tito Solari, arcivescovo emerito della città, originario di Pesariis, che proprio durante la “guerra dell’acqua” svolse un importante ruolo di mediazione, impedendo un esito più cruento.

L’incontro di Socchieve si è svolto grazie alla collaborazione tra il Ce.V.I., il Comitato “Gian Francesco da Tolmezzo” di Socchieve e il circolo Legambiente della Carnia-Val Canale-Canal del Ferro e ha avuto il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Socchieve.