Il legno arredo si ferma per il contratto. Sciopero durante il salone del mobile
«Ci aspettiamo che la giornata di protesta riporti Federlegno e tutti gli imprenditori del settore a riaprire il tavolo della trattativa sul rinnovo del contratto nazionale, con un atteggiamento diverso e rispettoso delle regole che ci siamo dati tutti insieme, sindacati e imprese». È quanto hanno ribadito oggi i vertici regionali dei sindacati del legno arredo, con i segretari generali Gianni Pasian (Filca Cisl), Massimo Minen (Feneal-Uil) e Massimo Marega (Fillea-Cgil), illustrando le ragioni dello sciopero nazionale del settore, proclamato per venerdì (21 aprile) come risposta alla rottura della trattativa sul rinnovo del contratto nazionale scaduto a dicembre. «Rottura – puntualizzano i sindacati – decisa unilateralmente da Federlegno, che si rifiuta di applicare le regole sulla parte economica, unanimemente decise nel 2016».
A dividere le parti, hanno spiegato i tre segretari, una differenza di 65 euro sul recupero dell’inflazione. A fronte di una richiesta di 130 euro presentata dai sindacati come riconoscimento del potere d’acquisto perso nel 2022, cui si dovranno aggiungere gli incrementi salariali per il triennio 2023-2025, Federlegno non intende applicare un indice d’inflazione che consenta il pieno recupero dei maggiori costi energetici, quelli che più di ogni altro hanno alimentato la corsa dell’inflazione nel 2022. «Adesso che le regole che ci eravamo dati – queste le parole di Gianni Pasian, della Filca Cisl Fvg – non sono più favorevoli alle imprese, Federlegno intende non applicarle più, e questo è semplicemente inaccettabile, tanto più in un settore che ha reagito benissimo alla pandemi e che ha segnato, nei primi nove mesi del 2022, una crescita dell’8,7% a livello nazionale , superando i livelli del 2019, e con un forte aumento delle esportazioni, pari al +16% rispetto lo stesso periodo del 2021».
Numeri ancora più importanti quelli fatti segnare dal comparto in Friuli Venezia Giulia, dove l’export, come ha spiegato Massimo Minen (Feneal-Uil), è cresciuto del 21,7%, l’incremento più alto a livello nazionale, consolidando la crescita di un settore strategico per la regione, dove il legno-arredo conta 23.000 addetti e 2.500 imprese. «Auspichiamo pertanto che questa giornata di protesta – ha commentato Minen – riporti Federlegno e in primis gli imprenditori che ne fanno parte, a partire da quelli regionali, a riaprire il tavolo della trattativa con un atteggiamento diverso e rispettoso delle regole che tutti abbiamo condiviso».
Il rinnovo del legno e lo sciopero di venerdì, per Cgil, Cisl e Uil, hanno un valore che travalica i confini del settore. «Si tratta – ha affermato Massimo Marega , della Fillea-Cgil – di una trattativa chiave, cui guardano con grande attenzione molti altri settori, anche in virtù della particolare tipologia di contrattazione avviata nel settore con l’attivazione della cosiddetta doppia pista salariale, un modello che dovrebbe consentire da un lato il pieno recupero dell’ inflazione reale, dall’altro una corretta redistribuzione dei profitti ai lavoratori, fondamentale per risolvere l’annosa piaga che affligge l’Italia, uno dei pochi Paesi a livello europeo dove i salari reali non sono cresciuti negli ultimi vent’anni, come documentano i dati Ocse».
La partita salariale, secondo i sindacati di categoria, è una delle questioni chiave da sciogliere anche per contrastare l’esodo di manodopera e tornare a rendere attrattivo per i giovani un posto di lavoro nel settore. «La competizione – hanno concluso infatti Pasian, Minen e Marega – non può essere fatta sempre e solo sul costo della manodopera. Federlegno e tutta Confindustria devono comprendere infatti la necessità di guardare ad uno sviluppo votato alla maggior qualificazione d’impresa attraverso investimenti sui processi e sui prodotti e non caratterizzato soltanto da richieste di massima flessibilità e da una competizione al ribasso sul costo del lavoro». Da qui la scelta dello sciopero di venerdì 21 aprile, con annessa manifestazione in mattinata a Treviso (per tutte le regioni del Nordest). Una protesta che non a caso coinciderà con lo svolgimento del Salone del Mobile, la vetrina più importante per il settore in Italia e uno dei più importanti appuntamenti mondiali per la filiera della casa.