Lettera di giovani monfalconesi alla sindaca Cisint. Innovation Young una «scatola vuota senza anima»
Ci è stata trasmessa, con richiesta di pubblicazione, una lettera firmata da oltre 50 giovani di Monfalcone e dalle associazioni Acsreos e Fridays For Future Gorizia. La pubblichiamo volentieri:
Questo breve testo, scritto da una rappresentanza di giovani monfalconesi, si propone di rispondere alle parole con cui la sindaca Anna Cisint ha replicato alle critiche della consigliera Cristiana Morsolin, rivolte all’attuale amministrazione. Le critiche della Morsolin, con cui ci troviamo d’accordo, riguardavano l’attuale organizzazione di Innovation Young, ovvero del centro giovani di Monfalcone, definendolo una «scatola vuota senza anima» . Riportiamo di seguito quanto ribattuto in questo frangente dalla sindaca:
“Forse la consigliera Morsolin si è persa per strada e non sa che c’è il covid. In ogni caso i giovani sono anche quelli costruttivi che amano fare musica, fotografie, laboratori di fumetto e magari cercano anche di imparare un mestiere. Fermo il diritto a giocare che rimane, con prospettiva però. Se la consigliera Morsolin vuole un centro sociale dico un no secco”.
1. Diritto a giocare…
Non è per giocare che abbiamo bisogno di spazi ma per organizzarci ed assumere le responsabilità che il presente ci impone. Abbiamo bisogno di creare coscienza intorno a temi come ambiente, sessismo e inclusione. Essere costruttivi non significa semplicemente «fare musica, fotografie, laboratori di fumetto e magari […] imparare un mestiere». Abbiamo bisogno di avviare proposte culturali e sociali che diano fiato ai nostri interessi, ai nostri bisogni più urgenti; bisogno di uno spazio in cui potere essere liberi di esprimere e condividere la nostra attività e la nostra creatività sentendoci autonomi e responsabili. Abbiamo l’intimo bisogno di un luogo in cui le associazioni giovanili del territorio possano fare rete tra di loro per incrementare la contaminazione tra prospettive ed incentivare il coordinamento in vista di una maggiore incisività, anche politica. È per un’urgenza quasi fisiologica che chiediamo spazio, sicuramente non per svago né per sentirci dire da altri cosa sia meglio per noi. Questa necessità non sorge e non muore con la situazione pandemica e le sue necessarie restrizioni.
2. Il problema non è la pandemia
A prescindere dal virus, che in questo contesto sembra più un escamotage retorico che altro, il centro giovani potrebbe essere uno dei punti di partenza per il futuro, mentre, nella sua formula “Innovation Young”, rimane semplicemente un luogo dove vengono erogati soprattutto corsi a pagamento che scoraggiano (se non rendono impossibile) la partecipazione di chi, in ristrettezze economiche e magari in situazioni di disagio, ne avrebbe più bisogno. Un luogo dove ci si cura solamente dell’inserimento lavorativo dei giovani, come se attivismo politico e cultura non fossero affare nostro, alla faccia dell’innovazione! La logica che sta dietro all’attuale organizzazione del centro giovani sembra essere quella stessa logica che isterilisce ogni movimento portandoci a concepire noi stessi come individui separati, interessati solamente ad inserirsi nel mondo del lavoro a tutti i costi. Perché quindi perseguire una simile logica? Perché privare i giovani di uno spazio di crescita autonoma e di libera espressione? Solo chi è cieco al presente, al prossimo futuro e ai reali bisogni dei giovani può vedere una seria utilità in un centro giovani del genere. Si intenda, il lavoro è un tema importante e ne siamo consapevoli, ma si può ridurre a questo un centro di aggregazione giovanile? È nella natura di un centro giovani finire per essere la vaga imitazione di un centro per la formazione e l’impiego?
3. Paternalismo
Il paternalismo di Anna Cisint è completamente fuori luogo poiché ignora il fatto che i giovani sono più che capaci di auto-organizzarsi per promuovere iniziative cruciali per lo sviluppo socioculturale del territorio. I giovani del territorio non hanno alcun bisogno di essere «accompagnati dai delegati del sindaco» per impattare in maniera inequivocabilmente positiva sulla nostra comunità, come peraltro dimostrano eloquentemente, tra gli altri, movimenti come Acsreos e NoplanetB. Nella risposta della sindaca alle parole della consigliera Morsolin, invece, sembra che un’iniziativa giovanile ed uno spazio autogestito siano impossibili o pericolosi. Per la sindaca i giovani devono essere eterogestiti ed inseriti in percorsi che li guidino. Ma noi non ci accontentiamo affatto della guida che questa amministrazione generosamente propone, non ci sentiamo rappresentati dai suoi gesti e dall’impostazione del centro giovani. Rivendichiamo l’autonomia dei giovani del territorio ed auspichiamo che ci si ascolti e ci si lasci fare in quanto non siamo semplicemente soggetti passivi da indirizzare o riempire: abbiamo da insegnare e da costruire. Siamo giovani attivi ed abbiamo bisogno di spazio nostro in cui articolare il nostro presente e, soprattutto, il nostro futuro, sfruttando al massimo le nostre possibilità.
4. L’estenuante tormentone del “centro sociale”
Questa amministrazione dovrebbe avere paura di se stessa più che paura di un centro sociale. Paura di tutta la violenza e di tutte le enormi problematiche di cui si rende complice non facendo nulla (quando va bene) per approcciare a temi inevitabili ed inderogabili come inclusione, ambiente, antisessismo, tematiche lgbtqia+, aggregazione e coscienza giovanile. Per non parlare poi dell’antifascismo, attorno al quale continuano ad esserci scoraggianti tentennamenti mentre dovrebbe essere un valore fondamentale, sostenuto con orgoglio da tutte le parti politiche. In ogni caso, per quanto ci riguarda le parole “centro sociale” sono, in questo contesto, niente di più che una vuota denominazione attorno a cui catalizzare la paura di chi ha il dente avvelenato dal passato. Noi desideriamo solo ciò che non possiamo non desiderare: ottenere lo spazio per vivere le nostre vite nella condivisione di prospettive e nella contribuzione allo sviluppo socioculturale. Pensiamo che il centro giovani sia un’occasione per dar voce alle minoranze, spazio e autonomia ai giovani e risonanza alle più sentite questioni dell’attualità, al di là del mercato del lavoro o del semplice intrattenimento. Un’occasione che giorno per giorno questa amministrazione stranamente non coglie.
I GIOVANI NON VOGLIONO E NON POSSONO ESSERE RIDOTTI A LAVORO SENZA COSCIENZA E AD UNO SVAGO SOCIALMENTE, CULTURALMENTE E POLITICAMENTE INERTE. LOTTEREMO PER I NOSTRI SPAZI.
Seguono le firme