Misfatto stradale compiuto: Taglio del nastro della “bretella” di Dignano, 1,2 km costati 22,6 milioni. Oltre 18mila euro al metro

Il taglio del nastro della variante sud di Dignano è fissato per  sabato 28 settembre, alle 16 e verrebbe da dire, misfatto compiuto. All’inaugurazione dell’opera, che dovrebbe liberare  il centro abitato dal passaggio di mezzi pesanti e alleggerire il traffico, sarà presente il Presidente della Regione Massimiliano Fedriga che sarebbe stato più lungimirante ad evitare, lasciando ad altri più coinvolti “l’onore”, perchè in futuro da onore questa questa inaugurazione potrebbe diventare “onere” è c’è il rischio possa pentirsi della comparsata.  Quattro foto sui giornali locali non valgono certo associare la propria immagine a quella che più di qualcuno ha definito la bretella d’oro o la piccola Tav friulana.  Non tutti sono festanti  a Dignano e dintorni e ne hanno buoni motivi, non solo perchè l’utilità dell’opera non è condivisa,  ma perchè molte ombre su questa realizzazione e il suo iter  permangono. Oltre ai comitati popolari locali, anche  il M5s ha da tempo sollevato dubbi sull’opera tanto che oggi ad intervenire con una nota piccata  è la capogruppo del MoVimento 5 Stelle il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Ilaria Dal Zovo che chiosa: “E così, anche la variante di Dignano vede la luce. Sabato brinderanno e taglieranno nastri: noi non ci saremo e ringraziamo le amministrazioni per non averci invitato all’inaugurazione di un’opera che affronta un problema reale nella maniera sbagliata”.  “A nulla sono valsi gli appelli e le richieste di sottoporre l’opera a Valutazione di impatto ambientale, dopo lo studio effettuato da esperti. Avevamo chiesto la VIA – ricorda Dal Zovo – per vedere le interferenze che l’opera poteva avere sul fiume Tagliamento e verificare che non ci fossero alternative possibili nella traiettoria”. “Avevamo chiesto di ascoltare le famiglie che abitano vicino all’opera, preoccupate per le loro case e la loro tranquillità. Anni e anni di sacrifici, per comperare una casa tranquilla per poi trovarsi il mostro sotto casa – aggiunge la capogruppo M5S -. Questi cittadini, in questi mesi, hanno subito di tutto: rumori e vibrazioni quando venivano inserite le colonne, danni alla casa, ricorso all’ospedale o ai medicinali per la paura e l’ansia. Ci sono stati periodi in cui hanno vissuto e dormito in roulotte, pur di non sentir tremare la loro casa sotto i piedi”. “Ma la variante si doveva fare, così come da progetto, lì in quel preciso punto e chi se ne importa dei cittadini che abitano vicino. L’unica cosa di cui noi possiamo essere fieri è che mai il nome del gruppo consiliare del MoVimento 5 stelle potrà essere accostato a quell’opera. Ci siamo sempre dichiarati contrari, per motivi ambientali e di giustizia – rimarca Dal Zovo – Parliamo di 22 milioni di euro spesi per spostare i camion dal centro abitato. Non abbiamo mai detto che il problema non esiste, ma non è così che andava risolto. I camion non devono viaggiare su strada ma su ferro, soprattutto ora che il nostro pianeta è in affanno”.

Ed in effetti la storia della bretella di Dignano è stata tormentata,  l’idea dell’opera era nata inizialmente  35 anni fa, per poi rimanere congelata fino agli  inizi degli anni 2000 quando l’idea di riempire il Friuli di asfalto e cemento era decisamente di moda e la politica era particolarmente sensibile alle istanze della cupola viaria, insomma di quel gruppo di pressione su cui si sta indagando oggi nelle segrete stanze delle Procure, che cercava di pilotare opere ed appalti fin dalla stessa idea di realizzarle.  Così  viene redatto un primo studio di fattibilità dalla Provincia di Udine, inserito nel piano della Viabilità nel 2002. Ricevuto il parere favorevole al progetto dal Comune di Dignano nel 2003, nel 2009 tutto ha una accelerazione grazie ai buoni auspici della Regione che  ha affidato in Delegazione Amministrativa Intersoggettiva (direttamente e legalmente senza gara quindi) a Fvg Strade la progettazione e la realizzazione definitiva dell’opera iniziata  poi nel 2014. L’intervento stradale consiste nella realizzazione di una nuova viabilità, con relativo consumo del suolo,  che collega la regionale 464 “di Spilimbergo” alla regionale 463, by-passando appunto l’abitato di Dignano. Una  bretella  lunga 1,2 chilometri, parte da una rotatoria sul sedime dell’attuale regionale 464 in prossimità del tratto finale del ponte di attraversamento del fiume Tagliamento e, passando a sud dell’abitato di Dignano e a nord della frazione di Bonzicco, s’immette sulla regionale 463 con una nuova rotonda.  Nella parte centrale, quella che si avvicina di più all’abitato del comune, l’attraversamento avviene mediante una galleria artificiale lunga 452,70 metri e dotata di illuminazione a Led alimentata da un impianto fotovoltaico dedicato. La strada, costruita su un rilevato con altezza massima di 7,50 metri e dotata di scogliera per difendere la scarpata da eventuali piene del Tagliamento, è larga complessivamente 10,50 metri e dotata anche di alcune piazzole di sosta laterali. Proprio per queste opere accessorie l’importo complessivo dell’opera ammonta a 22,6 milioni di euro di cui 15,3 milioni per lavori, per oneri per la sicurezza e per il progetto esecutivo e 7,3 milioni di euro per somme a disposizione. Una cifra che se valutata a metro lineare, 18mila euro,  sembra spropositata e che forse si poteva spendere in altro modo.

Qualcuno l’aveva soprannominata  la piccola Tav friulana anche se di treno non si parla. Pensata 35 anni fa, la “variante sud” di Dignano dovrebbe servire per non far passare il traffico pesante in paese. Ottimo obiettivo. Peccato che sia stato perseguito con ua scelta tecnica costosissima, una galleria di un chilometro.

Così le previsioni di spesa, per una strada di 1200 metri  sono cresciute fino a oltre 22 milioni di euro. Negli anni passati il comitato locale di cittadini che si opponevano all’opera avevano raccolto la bellezza di oltre  5.500 firme. Spiegavano allora, ma anche oggi il giudizio di molti è lo stesso che “È una strada che non serve, perché il traffico dei camion in zona è diminuito”. Ed in effetti come aveva documentato  un’analisi del professor Roberto Camus dell’Università di Trieste  di Tir non ne passano 669 all’ora, come sostiene un’incredibile studio di Fvg strade, non serve neppure l’osservazione diretta basta penare che sarebbero  18 mila camion al giorno, uno ogni 7 secondi, giorno e notte. Secondo lo studio sul campo sono  al massimo 194 all’ora.  Ma non solo al professor Camus si erano rivolti i comitati dei cittadini contro la variante, altri tre  esperti erano stati coinvolti. I tre  hanno studiato il progetto raggiungendo conclusioni che gridano allo scandalo: “Sono caduto in uno stato di apprensione emotiva”, dichiarava il professor Giovanni Campeol dell’Università di Venezia, grande esperto di valutazioni d’impatto ambientale (è lui l’autore del controstudio sul Mose per conto del Comune di Venezia). “Chi ha fatto il progetto ha usato metodologie di valutazione di 25 anni fa. Neanche in Calabria fanno così. Non è stato utilizzato un modello di stima degli impatti di tipo quantitativo. Dal punto di vista naturalistico, poi, chi ha fatto il progetto aveva le basi di uno studente del primo anno d’università”, conclude Campeol. Aveva rincarato la dose il professor Piero Zangheri dell’Università di Padova: “Per quanto riguarda la dinamica idraulica, i giudizi offerti sono contraddittori e non calcolano sufficientemente l’effetto ‘diga’ dell’opera. Ci troviamo in un’area a pericolo idraulico abbastanza alto, tanto che il Piano stralcio del 2012 aveva escluso tutte le opere che possono ridurre la capacità di contenere l’acqua e di permetterne lo scollamento”. Ma la cosa buffa, si fa per dire, è che dall’aprile 2018 un’ordinanza del comandante della polizia locale vietava il transito a Dignano  ottenendo lo stesso risultato senza spendere un euro con i Tir costretti ad altra viabilità comunque possibile, certo, ma risparmiando milioni di euro. Ma si sa il buonsenso non è tale quando cozza con interessi milionari e sui quali, la speranza è l’ultima a morire, speriamo qualcuno inizi ad indagare. Sarebbe sempre ora.