Quando manca la volontà politica, una programmazione industriale, ed una visione di sviluppo economico del paese

In un paese normale e serio, come quelli che fanno parte del G8, con così tanto debito pubblico (2.817 miliardi.. a conferma che serio non è!) il Governo direbbe all’investitore della joint venture italo-ucraina: in Italia esiste già il sito che cercate per il vostro mega impianto. Trattasi del Polo siderurgico più grande d’Europa, e tra i più grandi esistenti al Mondo, ovvero Taranto, inaugurato nel 1965 dall’allora Presidente della Repubblica Saragat. Quale occasione migliore per installare le vostre tecnologie green in quel sito che tanto decantate? Visto e considerato il programma di decarbonizzazione dell’industria, che a detta degli esperti “che con la sola manutenzione ordinaria, gli impianti esistenti non andrebbero oltre 2028”, permettendo così l’inizio dello smantellamento totale degli altiforni oramai obsoleti ed inquinanti, che tanti e gravosi problemi hanno generato. Le cronache degli ultimi anni sono sufficienti a spiegare ciò.  E, quindi, quale occasione migliore per dare una svolta ambientale, economica, occupazionale e, conseguentemente, sociale e sanitaria per una così importante e vasta area del nostro Belpaese? Proposta che viene auspicata da più parti come per esempio Legambiente Taranto. Il personale c’è già e anche tanto proprio in loco. Impiegandolo, verrebbe tolto dalla cassa integrazione pagata da noi cittadini con grande sgravio delle casse dello Stato e con il ringraziamento dell’INPS. Il PIL si rialzerebbe. Quanto? Non lo so ma azzardo come qualcun altro ha ipotizzato se venisse realizzato l’impianto qui nella bassa friulana: 8% ma forse anche di più. E non verrebbero danneggiate le altre attività economiche che si trovano già nella Zona Industriale che per chiarire NON E’ POLO SIDERURGICO! Perché sono presenti industrie diversificate (Birrificio, Oleificio, Vetrerie, 3 Laminatoi, 1 acciaieria, e 3 Nautiche). Per cui identificarlo polo siderurgico è abusare della lingua italiana e della intelligenza delle persone. Non servirebbero i dragaggi, così come anche le infrastrutture perché già esistenti, la rotta per l’Ucraina sarebbe più vicina, ed eviteremmo di inquinare e devastare un habitat lagunare già sotto stress e sottoposto a tutela ambientale da “ZPS/ZSC IT3320037 LAGUNA DI MARANO E GRADO” ovvero Zona di Protezione Speciale e Zona Speciale di Conservazione nonché  protetta dalla Convenzione di Ramsar per la tutela delle zone umide. E come indicato da un esperto in materia di valutazioni ambientali ogni progetto riguardante una ZPS e/o ZPS deve chiarire quali possano essere le alternative e spiegare perché siano state scartate a favore di quella con un impatto diretto. Bene: Taranto è un’alternativa. E i 24.173 firmatari si attendono il rispetto della normativa senza se e senza ma!
Si è appreso nelle ultime ore dalla stampa che “il progetto che non c’è….” (almeno ancora non in Regione Friuli Venezia Giulia per il Presidente Fedriga che lo ha sempre dichiarato ma non solo lui) è già stato presentato a Roma al Ministro degli Esteri. A maggior ragione, in un paese serio che pensa agli italiani, dovrebbe imporre (e non proporre) alla cordata italo-ucraina quanto sopra espresso. QUESTO DOVREBBE FARE IL GOVERNO ITALIANO! Questo dovrebbero sostenere i deputati e senatori friulani della Repubblica Italiana che siedono in Parlamento compreso quello che ha rivestito per 3 mandati il ruolo di sindaco di Marano Lagunare e che prima di andare a Roma ha presenziato a tutte le giunte in qualità di assessore regionale alle Infrastrutture come si evince dalle delibere di giunta regionale che riguardano l’investimento privato in argomento. La difesa e la salvaguardia nonchè lo sviluppo economico passa tutto da lì.. e dal rispetto delle 24.173 firme contro questa assurdità. Non ci sono scusanti al ventilato ricorso al commissario
straordinario.

Daniela Corso
Ex consigliera comunale di S. Giorgio di Nogaro
già capogruppo della ultima Provincia di Udine