Reagire alla malagestione della sanità è obbligo morale. Ma non basta additare fatti e responsabilità, serve la mobilitazione
Ieri nel nostro articolo “Regione Fvg disastro sanità…” sollevavamo dei dubbi sull’efficacia dell’azione solo istituzionale delle opposizioni per denunciare e soprattutto invertire la tendenza che vede la sanità del Fvg in pericoloso avvitamento. Avvitamento negativo del quale le responsabilità non sono dei sanitari che per l’abnegazione e professionalità dimostrata nelle fasi più acute della pandemia sono da elogiare, ma dell’organizzazione voluta dalla dirigenza capitanata dall’assessore Riccardo Riccardi che, ha probabilmente molti pregi, ma non certo relativi alla gestione della cosa pubblica, soprattutto di quella afferente la salute. E’ palese che Riccardi non è certo uscito dalle convinzioni ideologiche che prima del Covid lo vedevano abbracciare le logiche di un utilizzo disinvolto della sanità privata, non come opportuno sostegno alla pubblica, ma spesso in aperta concorrenza e sostituzione di questa. Oggi le cose, nonostante le parole diverse non sono nella realtà cambiate. Facciamo un esempio, piccolo quanto volete, ma significativo, visto che è nei dettagli che si nasconde il diavolo che difficilmente invece si palesa nei proclami espressi. Una interrogazione della consigliera regionale dei Cittadini, Simona Liguori, ci fa infatti sapere che nell’azienda sanitaria del Friuli centrale (Asufc) «Sono stati convenzionati enti privati per costi pari a 82 euro orari, un’ambulanza con due operatori e un infermiere, contro i 60 euro orari di un’ambulanza aziendale con equipaggio formato da autista soccorritore, operatore socio sanitario e infermiere». Perché la Regione, si chiede Liguori ha deciso in questo senso invece di puntare all’internalizzazione del servizio con personale che potrebbe essere utilizzato come supporto all’interno dei Pronto Soccorso? «Dalle informazioni in nostro possesso, spiega la consigliera, al momento della partecipazione al bando di gara per il potenziamento della rete ospedaliera previsto dal Commissario straordinario per l’emergenza, non solo non è stata fatta richiesta di un numero di ambulanze adeguato, ma la scelta poi è stata quella di convenzionarsi con privati, con costi evidentemente superiori. Tali scelte vanno spiegate». A parte che siamo certi che la risposta dell’assessore sarà la solita di questi tempi “sono scelte aziendali”, appare evidente che l’orientamento politico resta quello nel solco del mentore del centrodestra in sanità, quel ex presidente della Lombardia Formigoni, paladino della privatizzazione sanitaria, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. I nostri dubbi quindi restano perchè Riccardi & c proseguono nella loro opera a colpi di maggioranza acritica. La soluzione è certo nell’evidenziare ogni anomalia, nel portare nel palazzo prove e dibattito ma continuiamo a ritenere che senza una mobilitazione popolare e sindacale lo sfascio della sanità regionale Fvg proseguirà. L’avvitamento negativo rischia di diventare pernicioso non facilmente recuperabile se non in tempi insopportabili per i malati presenti e futuri. Ovviamente ci è stato chiesto come operare questa mobilitazione. La risposta è facile il mondo della politica, del sociale e sindacale dovrebbero mettersi in gioco in una sorta di comitato di salute pubblica, lasciando da parte differenze e anche responsabilità del passato sulle quali ci sarà tempo di discutere in futuro. Ma oggi siamo all’emergenza. Ed allora prendiamo esempio sempre la Lombardia, questa volta in maniera virtuosa. Infatti la cronaca ci racconta che a un anno dalle manifestazioni che denunciarono il fallimento del “modello Lombardia” nella gestione dell’emergenza pandemica, Milano torna in piazza sabato prossimo 20 giugno (ore 15) con un presidio sotto al palazzo dove ha sede il governo di centro-destra che negli ultimi vent’anni ha disarticolato la sanità pubblica regionale, trasformando la salute in una macchina per il profitto. Si legge nel documento redatto dall’associazionismo lombardo che indice la manifestazione e sul quale forse si potrebbe sostituire, particolarità numeriche a parte, Lombardia con Fvg : “Dietro allo schermo spettacolare della campagna vaccinale (anche Riccardi ha svolto una indefessa attività di tagli di nastri e accordi spesso risultati inutili con associazioni datoriali per fantasiosi centri vaccinali ndr), basata sulla mobilitazione di personale volontario e sulla sottrazione di risorse umane alle strutture pubbliche, chi abita in Lombardia sperimenta le inefficienze del sistema lombardo. Basti pensare alle liste d’attesa per esami e visite nelle strutture pubbliche mentre decisamente più bassi i tempi di attesa per le prestazioni in attività libero professionale (fornite in oltre il 60% dei casi entro 10 giorni). Nel frattempo aumentano i fondi destinati alla sanità privata. Gli ultimi provvedimenti della giunta Lombarda destinano alla sanità privata, nel 2021, circa 7,5 miliardi di euro (nel 2013 erano 2 mld). Per dare un’idea: nel 2017 il Gruppo San Donato, che si prende la fetta più grande di mercato, ha ricevuto 757,3 milioni di soldi pubblici, mentre ai 7 ospedali pubblici della ex Asl di Milano città andavano 744 milioni di euro. Il sistema sanitario basato sull’accreditamento di strutture private si è rivelato costoso, non coordinato, inefficiente”. La Lombardia da tempo investe in prevenzione una percentuale del Fondo sanitario ben al di sotto del 5% stabilito dagli indirizzi nazionali. Dalla metà degli anni ’90 al 2018, i posti letto pubblici sono stati più che dimezzati. Nel 2020 i posti privati per le malattie infettive erano solo il 6% del totale regionale e i posti in pneumologia il 7%. Non dimentichiamo che la letalità del Covid in Lombardia rispetto ai contagiati è stata il doppio della media nazionale e tre volte quella del Veneto. Che il 28% sul totale delle denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 nel 2020 arrivano dalla Lombardia, con 37.208 su 131.090, di cui 159 (il 37,6% del numero totale) con esito mortale e che ad essere colpite sono state in maggioranza le donne (72,5%). “Noi portiamo tutto il peso della perdita delle persone care, ma questo peso è anche il motore per agire un cambiamento reale, per evitare che non accada mai più. Le coscienze delle persone responsabili della gestione scellerata dell’emergenza ci sembrano invece fin troppo leggere” dichiarano le organizzazioni promotrici. “Siamo convinti che l’opposizione alla mercificazione del sistema sanitario debba necessariamente partire dal basso, con l’unico paradigma possibile: cura e sanità pubblica, comunità e mutualismo”.
E’ questo quello che vogliamo anche in FVG. Certamente no, ma finchè soprattutto la politica più strutturata non deciderà di scendere in campo sul serio e non solo con denunce e scaramucce d’aula, sarà difficile ottenere risultati. Amato de Monte continuerà a dirigere il Sores, Riccardi tesserà le sue trame, per poi nascondere la mano e i cittadini del Fvg per essere curati adeguatamente dovranno patire le pene dell’inferno. Certo a chi dice che la sanità del Fvg tutto sommato è ancora di alto livello diciamo che è vero, ma solo grazie al personale che però fatica sempre di più e potrebbe, solo se fosse adeguatamente considerato, portare il buono all’ottimo e l’ottimo all’eccellenza. Ma resterà un sogno non solo finchè la sanità sarà nelle mani sbagliate ma anche finchè il centrosinistra continuerà ad occuparsi delle vicende in maniera poco incisiva per concentrarsi, così per fare un esempio, “su fare attivare il Governo (legittimamente ma non certo da sbandierare comunicativamente ai quattro venti) al fine di poter identificare assieme alle Autorità slovene una possibile soluzione al problema dell’accesso nelle acque territoriali slovene dei natanti da diporto italiani” yacht compresi, anzi soprattutto yacht. O dall’altra parte occuparsi in maniera altrettanto leggittimamente solo degli ultimi fra gli ultimi, quei migranti che arrivano attraverso la rotta balcanica. Intendiamoci azione meritoria ma che non può diventare esclusiva, perchè esiste una “terra di mezzo” che non è quella degli affari di romana memoria, ma la terra dei semplici cittadini, pensionarti, impiegati, operai e soprattutto giovani precari, quelli di cui si sta sempre di più smarrendo la traccia e che dovrebbero essere la più consistente area di riferimento per un centrosinistra che invece lascia ad altri praterie immense. Del resto ormai la nostra più che una repubblica fondata sul lavoro e diventata fondata sui “lavoretti”. Ma almeno garantiamogli le cure.