Riapertura di Cinema e Teatri il 27 marzo, perplessità dagli operatori del settore. Resta comunque il clima di incertezza

La notizia che il Cts ha dato il via libera all’apertura cinema e teatri il 27 di marzo, come aveva chiesto il ministro alla Cultura Dario Franceschini è sicuramente una buona notizia ma non è certezza, è bene che gli operatori lo sappiano e non solo perchè i tecnici hanno fissato una serie di paletti come quello relativo alla capienza delle sale ridotta al 25% ma per il fatto che tutto viene condizionato alle zone di contagio. Insomma se da giallo si scivolasse ad arancine o peggio al rosso la data del 27 marzo sarebbe come scritta sulla battigia. Le riaperture sono possibili insomma soltanto nelle Regioni che al 27 marzo saranno in zona gialla. La data coincide con la giornata mondiale del teatro e Franceschini aveva indicato questa data simbolica per ripartire. Il Comitato tecnico scientifico ha comunque detto che la riapertura va valutata 15 giorni prima, cioè il 12 marzo, per verificare l’andamento dell’epidemia, insomma dovrebbe essere scongiurato il ripetersi della spiacevole vicenda della riapertura degli impianti sciistici l’effetto.
Capienza a parte, per aprire bisogna rispettare una serie di regole, il pubblico dovrà indossare sempre la mascherina chirurgica, non andranno bene quindi quelle di comunità (ad esempio di tessuto). L’accesso è solo su prenotazione e bar e punti di ristoro dovranno restare chiusi, non si potrà in sostanza mangiare nelle strutture. Riguardo agli artisti che si esibiscono sul palco, dovranno fare periodicamente il tampone. Confermata l’apertura nel week end, sempre e solo in zona gialla, di musei e mostre. Anche qui si chiede una capienza ridotta, mentre l’ingresso potrà avvenire esclusivamente dopo una prenotazione online per fasce orarie.
Perplessità sono state espresse dagli operatori del settore. Gli operatori dei cinema sono contrari alla riapertura a fine marzo. “Tenendo conto delle situazioni e delle decisioni che si stanno vagliando in merito alla ripresa delle attività cinematografiche, anche considerando il peggioramento della situazione della curva pandemia, è inopportuno e dannoso aprire a macchia di leopardo” si legge in una nota della Cna-Cinema e Audiovisico. “Le continue dichiarazioni dei politici corrono il rischio di arrecare molti danni ai cittadini e alle imprese. Per quanto ci riguarda, i cinema non sono nelle condizioni di riaprire a fine marzo così come sta cercando di fare il ministro Franceschini”.
Nella nota si ricorda come “cinema, teatri e musei furono chiusi per decreto il 26 di ottobre, incomprensibilmente. Infatti, quelle strutture, non solo avevano applicato rigorosamente i protocolli sanitari, ma erano anche stati capaci di farli rispettare al pubblico”. Di fronte a una terza ondata “con quale stato d’animo le imprese possono guardare a una quasi imminente riapertura?”. La paura è che questa riapertura possa essere il canto del cigno per centinaia di cinema. “Riaprire a fine marzo, messo che le condizioni sanitarie possano favorire questa ipotesi, potrebbe significare la chiusura per sempre di centinaia e centinaia di cinema. Riaprire per poi morire non è una semplice ipotesi. È una certezza. È Utile ricordare che nel periodo in cui i cinema rimasero aperti, le perdite furono ingenti, quasi dell’80% e i ristori, che pure ci sono stati, sono risultati largamente insufficienti poiché, il settore, in un solo anno è rimasto chiuso per due lunghi inverni, periodo nel quale si tengono in piedi i bilanci aziendali”. Anche l’Associazione teatri italiani privati (Atip) si è rivolta al Ministro Franceschini con una lettera chiedendo un momento di confronto condiviso per discutere della ripresa del settore.

“Dopo aver appreso la volontà del ministro della Cultura Dario Franceschini di riaprire i teatri (e dei cinema) il prossimo 27 marzo, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro, si legge in una nota, l’Atip evidenzia l’impossibilità per il settore Privato dello Spettacolo dal Vivo di ipotizzare una riapertura delle sale nei prossimi 30 giorni senza la certezza di un sostegno economico e operativo”, fanno sapere dall’Atip, i cui 18 teatri fondatori contano 28.632 posti a sedere, 2.300 giornate di spettacolo dal vivo in una stagione, 2.5 milioni di biglietti venduti, 55 milioni di euro di incasso e 5,5 milioni di Iva sui biglietti.

L’Associazione anche in considerazione di un’emergenza sanitaria non ancora superata, sottolinea “la necessità di valutare le obiettive difficoltà delle aziende private produttrici e organizzatrici degli Spettacoli dal vivo che operano rischiando in proprio e senza il sostegno di significative risorse statali. Il clima di incertezza, l’assenza di un protocollo sanitario specifico e collaudato per i lavoratori del palcoscenico le restrizioni ancora presenti e la riduzione delle capienze impediscono di fatto di poter tornare a lavorare in sicurezza nei teatri”.