Tutti i numeri dei flussi elettorali. In realtà un rimescolamento attivato dall’infame rosatellum
La società SWG ha messo sotto la lente i dati di questa tornata elettorale raffrontandola con il voto del 2018. Una analisi dei flussi elettorali molto utile per interpretare quanto è avvenuto nella cabine elettorali. Dati utili per interpretare il voto attraverso le migrazioni fra i partiti e i travasi fra le diverse aree. Sono state analizzate le principali forze politiche a partire dal centro destra: Fratelli d’Italia che alle politiche del 2018 aveva solo il 4,3% oggi si vede un clamoroso 26,1% ma prevalentemente si tratta di un travaso tutto all’interno del centrodestra. La
composizione dell’elettorato di Fratelli d’Italia nel 2022 vede 16 persone su 100 confermare il voto per Fratelli mentre proviene dal centrodestra il 50% dei nuovi voti ( 30% votava Lega il 20% votava Forza Italia) mentre proviene da altre aree politiche il 34% (il 17% votava M5S mentre il 17% si era astenuto). Di conseguenza il tracollo della Lega di Matteo Salvini vede 4 elettori su 10 del 2018 confluire in Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. I voti leghisti nel 2018 erano il 17,4% mentre oggi sono crollati all’8,9%. In sostanza solo il 29% dei votanti carroccio ha confermato il voto per la Lega, il 40% ha votato Fratelli d’Italia, il 31 ha votato un partito esterno al cdx o non ha votato (4% Azione – Italia Viva, 6% Altri partiti, 21 % si è astenuto). Forte flessione anche per Forza Italia che cede oltre un terzo dei voti a Fratelli d’Italia, mentre il flusso su Azione-IV è molto contenuto. Forza Italia alle politiche 2018 aveva il 14,0% alle politiche 2022 l’8,1%. Dei votanti il 36% ha confermato il voto per Forza Italia, il 37% ha votato Fratelli d’Italia, il restante 27% ha votato un partito esterno al cdx o non ha votato (4% Azione – Italia Viva, 4% PD, 19% si è astenuto). Flussi elettorali relativamente sorprendenti quelli nel Partito Democratico, Azione-Italia Viva gli toglie il 12% dei consensi, ma i democratici recuperano dal bacino del M5S. A fronte di percentuali simili diversa è la composizione del voto fra il 2018 e il 2022. Oggi la fotografia vede il voto confermato 61%, mentre il 10% proviene dal centrosinistra 5% votava Liberi e Uguali, 5% votava altri partiti del csx, il 29% proviene da altre aree politiche (15% votava M5S, 4% votava centrodestra, il 10% si era astenuto). Se il Pd ha sostanzialmente tenuto, almeno il percentuale, perchè la disastrosa legge elettorale di renziana memoria ha di fatto scombinato le carte dando al cento destra una solida maggioranza e meno seggi al PD, più complessa è la valutazione del risultato del M5 Stelle. Se da un lato fino a pochi mesi fa il movimento di Grillo era dato con percentuali ad una cifra c’è stato un recupero considerevole ma che rende solo meno disastroso il crollo e il Movimento soffre una forte fuoriuscita verso l’astensione. Basti pensare che alle politiche del 2018 il risultato era stato un clamoroso 32,7% mentre oggi la percentuale è crollata al 15,3%. Dei coti 2018 il 30% ha confermato il voto per il M5S, il 14 ha votato Fratelli d’Italia, il 10% ha votato un partito del centrosinistra (7% PD 3% altri partiti del csx) e il 46% ha votato un altro partito o non ha votato (10% altri partiti 36% si è astenuto). Infine Azione – Italia Viva che non ha voti passati di riferimento perchè nel 2018 non esisteva. Oggi larga parte del consenso arriva dal PD e da altre formazioni del centrosinistra ma c’è anche una quota di ex-astensionisti. Questa la composizione del 7,8 di voti ottenuti dal duo Calenda-Renzi. Il 14% proviene dal centrodestra (8% votava Lega, 6% votava Forza Italia), il 47% proviene dal centrosinistra (35% votava PD, 7% votava +Europa il 5% votava altri partiti del centrosinistra). Il 39% proviene invece da altre aree politiche (13% votava il M5S, 26% si era astenuto). Lo studio di Swg contiene anche molte altre indicazioni che ci riserviamo di analizzare e pubblicare nelle prossime ore.