Un circolo vizioso
Bene, anzi no. Non ci sto più capendo niente. Ormai pare che la tragica vicenda della guerra in Ucraina sia diventata terreno di scontro piu’ che di discussione. Guelfi e Ghibellini che si affrontano senza rendersi conto che magari e almeno su alcune questioni le posizioni non sono troppo distanti. In realtà coloro che subiscono maggiormente le funeste ire degli altri, sono coloro cercano di spiegare, forse sbagliando ma magari no, che continuare ad armare le forze (peraltro non si sa nemmeno quali esattamente) ucraine potrebbe essere un errore, ed al di là di ciò che la nostra Costituzione possa dire. Insomma, ipotizzare perlomeno che un atteggiamento del genere, mentre la diplomazia rimane ai blocchi se si esclude qualche isolato ed indipendente tentativo di intervento, non possa fare altro che allungare la sofferenza di milioni di civili che già stanno pagando il vero prezzo di questa follia. Che i russi abbiano sottovalutato tali forze, è piuttosto palese; che questo serva realmente a vincere o perdere la guerra, direi che è altrettanto poco convincente. Nonostante le perdite, sia in termini di umani che di mezzi russe siano notevoli e che con ogni probabilità continueranno allo stesso modo, non significa che che gli ucraini siano davvero in grado di risolvere a loro favore gli esiti dei combattimenti. La sproporzione è ancora troppo evidente ed anzi, vista la malparata, i russi potrebbero scegliere tattiche diverse, meno pericolose per i loro soldati ma decisamente ancora più impattanti in termini di distruzione e morte per gli altri, soprattutto civili. Le diplomazie occidentali sembrano essere paralizzate e non fare altro che ricalcare i commenti dei responsabili (?) della Nato. Allo stesso tempo e nonostante le roboanti dichiarazioni, sono reticenti di fronte all’assunzione di responsabilità e a bandire veramente l’acquisto del gas russo. Che, inutile dirlo, è tutt’ora semplicemente indispensabile e non va a finanziare solo la guerra della Russia, ma anche quella Ucraina che riceve lauti ricompensi per il passaggio dello stesso gas che compriamo dai russi e che arriva da noi. Senza pensare che la stessa Ucraina compra lo stesso gas. E’ mai possibile che non si riesca a mettersi d’accordo e proporre l’Europa come Unione vera, e non rappresentata da singoli soggetti ognuno dei quali ha un proprio interesse specifico da difendere, come interlocutore per iniziare un percorso che prima di tutto fermi i combattimenti e protegga i civili e che in seguito si trasformi in una vera conferenza per la risoluzione di questo ignobile conflitto? Si chieda almeno di far tacere le armi e di sedersi ad un tavolo di trattative; da lì tutto può partire e forse una via di uscita negoziata si potrà trovare. Pare che nessuno sia veramente interessato ad una soluzione del genere. Certo è che qualcuno è meno interessato di altri…. Inutile illudersi, ognuno dovrà rinunciare a qualcosa giusto o sbagliato che sia. La proposta di concedere all’Ucraina un passaggio veloce per la sua ammissione alla UE, è un atto di suicidio politico. La Russia è un’ autocrazia antidemocratica controllata da oligarchi, su questo non ci sono dubbi. Sul fatto che l’Ucraina sia un Paese democratico, i dubbi rimangono altrettanto forti; gli oligarchi non mancano di certo nemmeno da quelle parti. Se l’Ucraina entrasse così com’è in Europa, significherebbe porre la pietra tombale sul processo di democratizzazione, già di per se disperato, dei Paesi dell’est come la Polonia, l’Ungheria, la Bulgaria (insomma il Gruppo di Visegrad) e, perché no, i Paesi baltici e di reale autonomia da interferenze esterne che questa guerra ha ampiamente manifestato. Se non per noi, dovremmo almeno farlo per coloro che si trovano in una posizione anche molto più infelice e debole rispetto a noi. Parlo dei Paesi in (eterna) via di sviluppo che pagheranno a caro prezzo e molto più di noi questa guerra. Predirne una, in Siria devastata da un’altra guerra in cui i legami dell’occidente con le bande di esaltati tagliagole che hanno devastato quel Paese sono stati (per esprimersi con un eufemismo) poco chiari, è già cominciata la guerra del pane; in alcuni centri in cui la popolazione è mista ed esistono delle enclave delle minoranze (tipo Hasake, Qamishlo o nella periferia di Aleppo) dove le varie forze armate che controllano la maggioranza dell’area, impediscono ai forni della parte avversa di essere riforniti di farina. E dunque di distribuire il pane alla gente che spesso non può comprarsi molto di più. Stiamo parlando di forni che normalmente producono 24-27 tonnellate di pane al giorno; un dato che da’ l’idea di quanta gente rischia di rimanerne senza. Ma ci saranno altri luoghi del pianeta, i più disagiati come si diceva, che pagheranno anche di più, cito la Siria per esperienza diretta e come parametro. La stessa situazione “politica” o di controllo del territorio che già di per sé stessa non avrebbe bisogno di ulteriori complicazioni, a causa delle conseguenza derivanti dal conflitto in Ucraina, vive di un equilibrio ancora più instabile e rischia di dare nuova energia a rivendicazioni e di mettere a rischio i delicati equilibri che già stentano a reggere. I combattimenti in Siria non sono mai terminati e con dinamiche e protagonisti diversi da un posto rispetto ad un altro, mietono quotidianamente vittime. Ora, rischiano di riprendere in forma più violenta, i vari appetiti si stanno manifestando e sono pronti ad approfittare di qualsiasi segno di debolezza altrui.
I turchi potrebbero trovare l’occasione buona per “intervenire”, come dicono loro, invadendo altri pezzi del Kurdistan e risolvendo così in modo definitivo il loro contenzioso con il Rojava. L’Iran pure potrebbe pensare che lo stop che fino ad oggi, e non ovunque comunque, i russi hanno imposto alle smanie di egemonia delle milizie sciite nella regione possa risultare più debole e lasciare spazio ad un interventismo più diretto ed ampio che farebbe esplodere di nuovo l’attività bellica. Gli Usa che mantengono le loro truppe a custodire i pozzi petroliferi ed in teoria a combattere l’ISIS, nonchè, sempre in teoria sia chiaro, a difendergli interessi dei kurdi, non si farebbero grossi scrupoli a mollare i loro alleati se il prezzo che i turchi potrebbero pagare per la loro libertà di azione corrispondesse ad un riavvicinamento di Ankara alla Nato e agli Usa stessi. Questo solo per considerare la situazione siriana, ma e’ certo che gli effetti “collaterali” della guerra in Ucraina avrebbe dei riflessi a raggio molto più ampio. E noi qui continuiamo a litigare su dettagli insignificanti, a dare spettacolo indegno con un’informazione uni diretta e che non permette intrusioni da parte di chi qualcosa di diverso potrebbe dire tacciandolo aprioristicamente di “filoputinismo” o “anti-ucrainismo”. Ignorando che in questo modo non si difende certo la democrazia in Ucraina o in Russia, ma la si uccide a casa nostra. DocBrino