C’e’ profugo e profugo…

A quanto pare e come previsto abbondantemente, in Afghanistan governa il panico. Assieme ai talebani, ovviamente. L’aeroporto della capitale è sotto assedio, stavolta non da parte dei barboni che vogliono, e lo faranno, imporre di nuovo la legge della sharia; legge che peraltro già era accettata più o meno obtorto collo dalla maggior parte della popolazione locale. Secondo informazioni che si trovano ormai un po’ dappertutto, contrariamente a quando dell’Afghanistan importava poco o niente a tutti coloro che ora si scandalizzano per quanto avviene, i prezzi dei burka sono aumentati di dieci volte. Probabilmente buona parte delle donne, purtroppo, non dovranno fare altro che cercare nel guardaroba da poco e per poco tempo dismesso e ne troveranno senz’altro qualcuno.
Le immagini che arrivano dall’aeroporto sono impressionanti, ma d’altra parte certo non inaspettate. La repentina decisione di ritirarsi da parte della coalizione, principalmente rappresentata dagli USA ma con la collaborazione attiva da parte di buona parte dell’occidente, non poteva fare altro che creare panico. Coloro che, in migliaia, si sono spostati verso l’unica possibilità di uscita dal Paese, non sono solo quelli che in qualche modo hanno collaborato, più semplicemente lavorato, con i militari o le organizzazioni straniere, ma anche chi giustamente cerca di lasciare un Paese senza speranza, da sempre governato da personaggi ambigui e ipercorrotti che hanno lasciato l’Afghanistan in una situazione disperata che volente o nolente costringe i suoi abitanti a cercarsi una soluzione alternative, l’unica possibile e trovare un modo per andarsene dove si suppone si possa vivere in maniera un po’ più decente.
Ora, i media ci raccontano la faccia umanitaria dei soldati che tengono un bimbo in braccio o che danno da bere alla gente che sta sotto il sole da giorni, come se fossero da sempre stati lì per questa ragione, dimenticandosi delle decine di migliaia di morti che i bombardamenti indiscriminati hanno provocato. Ora ancora, si stanno creando i corridoi umanitari per portare in salvo le loro vite. Come se l’idea dei corridoi umanitari fosse nuova e nessuno ne avesse mai parlato prima, certo in situazioni meno emergenziali ma pur sempre necessarie.
Adesso ci raccontano delle brutalità dei talebani, mentre all’aeroporto sono gli stessi soldati che danno da bere ai bambini a sparare anche su quella stessa gente per evitare di esserne travolti. Pare anche che l’unico posto al mondo in cui viene applicate le legge “coranica” sia l’Afghanistan dei talebani, ma basterebbe guardarsi in giro senza neppure troppa attenzione per rendersi conto che quel tipo di governo è ben diffuso. Ma Arabia Saudita, Emirati del Golfo, giusto per citare Paesi in cui quella legge è severamente applicata e senza parlare delle decine di governi dittatoriali che in genere nei confronti dei loro abitanti usano gli stessi metodi, cos’hanno di diverso? Mica sarà che visto che sono ottimi clienti dell’occidente e detengono debiti e titoli di stato di parecchie delle nostre nazioni, di loro non si può parlare male? Non ho citato l’Iran, certo non un fulgido esempio di democrazia, visto che i suoi rapporti con gli Usa sono di natura diversa. Nemmeno scandalizza eccessivamente che Israele, “unica democrazia” in Medio Oriente, se ne vada a spasso per il mondo a bombardare a piacere e senza che qualcuno muova un dito, per non parlare del trattamento che riserva ai Palestinesi.
Ma, detto questo, l’idea di accettare di ricevere le persone in fuga dal caos è di per sé giusta, assolutamente condivisibile, solo che cozza evidentemente con quanto alcuni Paesi occidentali avrebbero deciso per i concittadini di coloro che scappano ora e già sono ospiti di quegli stessi Paesi. La decisione di rimpatriare gli afghani da parte di Germania, Austria ed altri stati europei era stata presa pochi giorni prima che i talebani lanciassero l’attesa offensiva, forse sperando di rispedirli a casa cercando di anticipare ciò che sarebbe ovviamente successo e lavandosene poi le mani.
Oppure questa stessa idea contrasta con i continui respingimenti alle frontiere di cui l’Italia, ma non solo, ha notevole esperienza e che impedisce, a chi ne avrebbe diritto, di esercitare la richiesta di asilo dopo mesi trascorsi a viaggiare in mezzo a mille difficoltà e dopo aver subito ogni sorta di sopruso. Cos’hanno di differente queste persone?
Qualcosina ci sarebbe pure da ridire rispetto alle dinamiche con cui gli Usa organizzano l’evacuazione, essendo i principali responsabili di quanto accade; parte dei voli in partenza da Kabul non arriveranno direttamente negli Stati Uniti, ma verranno “temporaneamente” dirottati in alcuni Paesi europei. In Italia a Sigonella ed Aviano dove sosteranno per un periodo imprecisato e che fa pensare che la temporaneità possa trasformarsi in forme maggiormente stabili. Ribadito chiaramente che il sottoscritto non ha nulla in contrario ad ospitare chi arriva da QUALSIASI situazione di bisogno o necessitò e anzi credo che ciò sia semplicemente un dovere civile, mi piacerebbe sapere quale sia il motivo per cui noi dovremmo assumerci responsabilità pertinenti alla nazione più ricca del pianeta e che al pianeta provoca i maggiori guai.
Ma certe domande probabilmente possono trovare risposte solo nella pochezza della politica di soggezione che non solo l’Italia, ma l’Europa intera prova nei confronti degli attuali padroni, senza neppure rendersi conto che il mondo è in evoluzione e che sarebbe opportuno ragionare su una maggiore indipendenza di un continente che rappresenta 500 milioni di persone e che se davvero riuscisse a trovare una sua unità, sarebbe anche la maggiore economia del modo. Ma forse è chiedere troppo alle persone che in qualche modo e neppure direttamente, abbiamo scelto per governarci.

Docbrino