Donne e uomini a schiena dritta contro le mafie

Recentemente si è svolto al teatro Palamostre di Udine un incontro dal titolo “Verso orizzonti di giustizia sociale”, con don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera.
L’incontro, che rientra nel ciclo “Viaggio LiberaIdee”, ossia venti appuntamenti organizzati da Libera nella nostra regione dal 11 al 17 marzo ha avuto lo scopo di presentare i dati della ricerca, condotta dall’associazione, sulla percezione delle mafie e della corruzione in Friuli Venezia Giulia.
Nell’ultima relazione semestrale della DIA relativa al 2018 si evidenziano proprio in Friuli “i caratteristici segnali di interessi criminosi volti principalmente ad attività di reinvestimento e riciclaggio dei proventi di attività illecite”. Le diverse mafie, senza commettere fatti eclatanti o cruenti che le metterebbero in luce, stanno quindi investendo ingenti quantitativi di denaro sporco nei circuiti dell’economia pulita e, come viene sottolineato anche dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, non bisogna sottovalutare il fenomeno.
In Veneto le forze dell’ordine hanno operato recentemente un centinaio di arresti per mafia. nell’ambito di un’indagine sulla ‘ndrangheta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia. I reati contestati , come scrive Folisi il 13 marzo su questo giornale, sono associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, violenza, usura, sequestro di persona, riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Fra Treviso, Vicenza, Padova, Belluno, Rovigo sono stati confiscati beni per 20 milioni di euro, all’inizio di febbraio c’erano stati altri 50 ordini di cattura.
La mafia non agisce solo al sud, ormai è chiaro, si sposta al seguito delle opportunità di guadagno, infiltrandosi e intrecciandosi con l’imprenditoria locale e spesso prendendo direttamente in mano l’economia. Agisce come sempre con violenza, molti imprenditori veneti che si sono suicidati sono stati indotti a farlo perché vittime dell’usura delle cosche. Suicidi o omicidi? Innumerevoli le vittime di mafia. Dal 1995 Libera celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle Vittime Innocenti delle mafie dedicata a ricordare una ad una le oltre 900 persone che hanno perso la vita per mano della violenza mafiosa. Quest’anno la XXIV giornata si celebrerà a Padova il 21 marzo e vi parteciperanno studenti degli istituti udinesi oltre che di Cividale e Tolmezzo.  Durante la celebrazione verranno pronunciati tutti i nomi delle vittime di mafia: uomini, donne, bambini la cui vicenda è più o meno sconosciuta. Il 21 marzo è anche occasione di incontro con i familiari delle vittime ancora alla ricerca di giustizia e verità. Vorrei ricordarne una in particolare, di cui il 9 aprile ricorre il primo anniversario della morte. Matteo Vinci viene ucciso da un’autobomba a Limbadi, vicino Vibo Valentia, era andato, come ogni giorno, con il padre a lavorare in campagna. La madre è sicura che siano stati i Mancuso, famiglia dranghetista che vuole impossessarsi di due piccole particelle di terra dietro la casa di campagna dei Vinci. La madre chiede giustizia per Matteo, perché la sua morte non sia stata vana. Già Francesco Vinci, il padre, era stato picchiato dai vicini Mancuso, un’altra volta ridotto in fin di vita a colpi di ascia, e poi, seduto in auto vicino al figlio, ustionato gravemente e rimasto invalido.
Oltre a questo per 25 anni i Vinci sono stati vittime di soprusi” Recintavamo e ci distruggevano i paletti, spingevano il bestiame verso le nostre terre, sversavano i liquami nelle nostre proprietà. Abbiamo protestato anche in Comune, siamo andati lì ogni giorno per oltre un anno senza che facessero niente. Alla fine ci siamo seduti sul divano, determinati a restare fin quando non ci avessero risposto. E il sindaco ha minacciato di chiamare i carabinieri”. Cosi dichiara Sara Scarpulla in un’intervista. E quando le si chiede dove trova il coraggio per affrontare una situazione del genere, risponde che non è coraggio, ma difesa dei propri diritti. Il tutto nell’isolamento e nell’abbandono da parte delle istituzioni. Si trattava di una questione di confini e di proprietà di non grande importanza, l’omicidio in una forma così eclatante, ha avuto lo scopo di manifestare il potere della ndrangheta sul territorio, una minaccia a chi non volesse chinare la testa. Così dichiara il procuratore capo della Dda, Nicola Gratteri in relazione ai sei fermi messi a segno nell’ambito dell’operazione Demetra per l’omicidio di Matteo Vinci. Il magistrato ha rilevato come il corpo del fermo di oggi non riguardi la sola « lite tra due famiglie per un fazzoletto di terra, ma contenga passaggi che fanno riferimento all’esternazione del potere di una parte dei Mancuso sul territorio”. Chi ha agito ha voluto affermare il proprio dominio su quell’area.
L’otto marzo alla signora Scarpulla è stato conferito a Catania il premio “Madri della Costituzione” dalla fondazione “La città invisibile” per aver rappresentato in modo esemplare i principi della Costituzione e in particolare delle madri costituenti.
Non si possono lasciare sole le donne e gli uomini che, a schiena dritta, si battono e resistono alla ndrangheta e alle mafie, a tutte le mafie che si presentano come prepotenza, arroganza, disprezzo della legge, della democrazia e di ogni principio che non corrisponda ai loro interessi.
Il mitico nord est non è immune da questo male che non è solo infiltrato ma costituisce un unico intreccio con buona parte delle istituzione dello stato. Quindi ci riguarda tutti.

Loredana Alajmo