Invasione delle cimici, è emergenza in agricoltura, la Coldiretti Fvg chiede lo stato di calamità

L’invasione delle cimici asiatiche, nelle varie tipologie, è certamente un problema e non solo per l’agricoltura. Anche in paesi e città del Friuli  ci si deve convivere e sembra che il problema non abbia soluzione. Se per i cittadini comuni è sostanzialmente disagio per le attività economiche agricole è una vera piaga. «La vespa samurai è una soluzione, ma non è sufficiente a risolvere in tempi brevi una situazione che ha messo in ginocchio numerose aziende del Friuli Venezia Giulia. Per questo chiediamo alla Regione che, in risposta all’invasione delle cimici, venga decretato lo stato di calamità per dar modo agli agricoltori colpiti di ottenere sgravi sui contributi e la sospensione dei mutui». Lo afferma, ufficializzando la posizione della Coldiretti Fvg, il presidente Michele Pavan.
Dopo l’allarme estivo sulle devastazioni nei frutteti della Bassa friulana, con danni fino al cento per cento e la beffa aggiuntiva di dover spendere risorse per la raccolta di un prodotto invendibile, le cimici si sono spostate su altre colture e stanno entrando nelle case dei cittadini. «Gli agricoltori – dichiara ancora Pavan – denunciano un nuovo aggravarsi di un disagio quotidiano, in assenza di soluzioni immediate che possano evitare la compromissione di altri mesi di lavoro».

L’immissione dell’insetto antagonista per combattere la cimice, ribadisce la Coldiretti Fvg, «ci rassicura fino a un certo punto, dato che non sono attesi risultati concreti prima di qualche anno. Nel frattempo riteniamo assolutamente urgente che la Regione Fvg, di concerto con le altre Regioni italiane, insista presso il ministero delle Politiche agricole per la deroga sul Decreto legge 102 del 2004 (Fondo solidarietà) per la concessione di indennizzi alle aziende». Non è evidentemente possibile limitarsi a prendere atto del problema, conclude Pavan, «dato che la situazione è realmente drammatica. Alla Regione chiediamo di intervenire con la massima rapidità e di decretare appunto lo stato di calamità».