Trieste: crisi pronto soccorso tenuta nascosta troppo a lungo. Ora servono trasparenza e pianificazione

Dopo molti anni di trascuratezza ci si accorge solo oggi che il Pronto Soccorso di Trieste è arrivato all’ultimissima spiaggia? A dirlo è il consigliere regionale del Gruppo Misto  Walter Zalukar.  Eppure da tanto tempo le cronache riportavano situazioni di degrado con tempi di attesa infiniti al triage, con decine di pazienti, molti anziani e fragili, lasciati in attesa per giorni, con un’assistenza a dir poco precaria, senza privacy, nella completa negazione della dignità della malato – come denunciano gli operatori del Pronto Soccorso nella lettera alla città.  Ma questa situazione non è di oggi, dura da anni e nulla di serio è stato fatto per cercare di risalire la china del degrado. Ed oggi si invocano misure da prendere in pochi giorni o settimane, dopo troppi anni di trascuratezza, complice la negazione dell’esistenza di problemi da parte dei vertici politici e tecnici della sanità. Anzi i medici e infermieri che osavano protestare pubblicamente e quindi disturbare il manovratore, venivano additati come reprobi, e non pochi addirittura deferiti all’attività disciplinare. Solo perché dicevano la verità e invocavano rispetto e sicurezza per i malati. Ma attenzione, ciò vale per tutte le strutture sanitarie pubbliche triestine, tranne forse qualche isola felice, che spesso è tale per buona volontà e sacrificio del singolo professionista, nonostante l’amministrazione. Non è quindi solo una crisi del Pronto Soccorso, se così fosse sarebbe un problema contingente e risolvibile, ma la crisi è di sistema e riguarda l’intero servizio sanitario della nostra città. E non stupisce che il Pronto Soccorso essendo la prima linea del “fronte” risulti la  struttura ad essere più duramente “colpita” quando la sanità non funziona.  Il Pronto Soccorso è la prima struttura a subire il peggioramento/impoverimento del sistema sanitario pubblico: da un lato la carenza di letti in ospedale, dall’altra gli accessi in aumento, perché i malati trovano sempre meno risposte sul territorio e quindi non sanno dove rivolgersi se non al Pronto Soccorso. In questo contesto va evitato – come purtroppo diventato di moda – di dare colpa agli accessi cosiddetti impropri, sembra infatti un alibi dare la colpa ai cittadini quando la colpa è di chi non sa governare e gestire, mentre sa e fin troppo bene sottofinanziare (privilegiati a parte). Non dimentichiamo che a Trieste sono stati soppressi dalla riforma Serracchiani 156 posti letto ospedalieri e chiusi diversi reparti tra Maggiore e Cattinara, senza che vi fosse alcun potenziamento contestuale dell’assistenza territoriale. Situazione di carenza e disagio mantenuta dall’attuale amministrazione regionale, a cui si aggiunge la mancanza di adeguate competenze di pianificazione e gestione.

 

Consigliere Regionale FVG – Gruppo Misto