Liberi tutti… di morire: Il Governo By Fayez al-Serraj annuncia l’apertura cancelli dei centri di detenzione dei profughi. Onu: corridoi umanitari o potrebbe diventare un enorme emergenza

Centro detenzione (foto medici senza frontiere)

Il Governo di Accordo Nazionale libico di Fayez al-Serraj “sta valutando la chiusura di tutti i centri di detenzione dei migranti e del rilascio di tutti i detenuti in Libia, con l’obiettivo di garantire la loro sicurezza”. La notizia diffusa dal The Libya Observer che cita il ministro dell’Interno, Fathi Bashagha, che ha detto: “La loro sicurezza non può essere garantita”. “Abbiamo l’obbligo di proteggere i profughi, ma i raid aerei vanno oltre le nostre capacità”. La notizia è di duplice lettura ma difficile interpretarla come buona notizia perchè il rischio è che centinaia di miglia di persone oggi “ospitate”  in centro di detenzione “ufficiali” e che quindi hanno un minimo di sicurezza e assistenza, diventino preda diretta dei trafficanti di uomini e di ben altri lager.  Il bombardamento sul centro di detenzione di Tagiura, avvenuto nei pressi di Tripoli nella notte tra martedì e mercoledì, ha provocato la morte di almeno 53 persone, tra le quali 6 bambini, a cui si aggiungono 130 feriti, secondo il rapporto pubblicato in mattinata dalle Nazioni Unite.   “Come Unhcr auspichiamo da tempo il rilascio dalla detenzione dei migranti nei centri in Libia. A queste misure va affiancata una presa di responsabilità dei paesi europei, affinché supportino dei piani di evacuazione dei rifugiati che si trovano in Libia. L’Italia sta facendo la sua parte, avendo evacuato circa 700 rifugiati dal dicembre 2017”. Lo ha detto all’Ansa il funzionario protezione dell’Unhcr, Andrea De Bonis, interpellato sulle dichiarazioni del governo libico, che valuta il rilascio di tutti i migranti. I dubbi nascono ovviamente dal fatto che L’Europa che si incaglia sull’accoglienza di qualche decina di naufraghi dovrebbe ora farsi carico  di almeno  migliaia di persone (si parla di 7/10000). La creazione di un corridoio umanitario si potrebbe attuare  ma bisognerebbe che una volta tanto l’Europa agisse in maniera univoca. Più facile a dirsi che a farsi.   Intanto il ministero degli Esteri del governo libico di concordia nazionale del premier Fayez al-Serraj ha annunciato che chiederà alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale di aprire una inchiesta sul massacro dei migranti detenuti nel centro. Il portavoce del ministero degli Esteri, Mohammed Al-Qablawi, nel corso di una conferenza stampa ha accolto positivamente la richiesta dell’Unione Africana per l’apertura di una inchiesta indipendente, che possa riconoscere le responsabilità del raid. Una nota diffusa dal ministero degli Esteri di Tripoli chiede anche al Consiglio di sicurezza delle Nazioni e alle grandi potenze di assumersi le proprie responsabilità per gli attacchi che possono ammontare a crimini di guerre e ad atti di terrorismo, in base a quanto previsto dalle convenzioni e dal diritto internazionale.   In realtà non serve una commissione, perchè fonti Nato, ovviamente anonime, fanno sapere che l’area libica è monitorata h24 dai satelliti e che quindi l’attacco aereo è stato certamente tracciato. Vi sono pochi dubbi sul fatto  Quasi certamente il bombardamento è stato effettuato dalle forze del generale Khalifa Haftar che ovviamente nega, mentre alte fonti parlano di effetto collaterale dovuto alla vicinanza del campo ad obiettivi militari, come dire che i profughi erano scudi umani.  Già nelle prime ore dopo il massacro il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto “indignato”. In una nota del suo portavoce, Guterres ha “condannato questo orrendo fatto nei termini più forti”, chiedendo “un’indagine indipendente per assicurare che i colpevoli siano consegnati alla giustizia”. Anche per il rappresentante Onu in Libia si tratta certamente di crimine di guerra “Questo bombardamento costituisce chiaramente un crimine di guerra”: si legge nella nota pubblicata dall’Unsmil il rappresentante speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamè. L’inviato delle Nazioni Unite “ha invitato la comunità internazionale a condannare questo crimine e ad imporre sanzioni a coloro che l’hanno ordinato” ed “eseguito”, riferisce la nota pubblicata sulla pagina Facebook della missione di supporto dell’Onu in Libia. Anche l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, condanna il raid. “Questo attacco, a seconda delle circostanze precise in cui si è verificato, può costituire un crimine di guerra”, ha detto Bachelet in un comunicato. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), hanno chiesto un’indagine “approfondita e indipendente”. “E’ necessario capire come possa essere accaduto e chi è il responsabile”, hanno sottolineato le due organizzazioni in un comunicato congiunto. In realtà si sa già tutto, ma le parti in gioco hanno “padrini” eccellenti e la verità non può turbare più di tanto le opinioni pubbliche occidentali.